Alla fine anche la Francia ha scelto la linea dura nella lotta al Covid-19. Dalle ore 12 del 17 marzo anche la popolazione francese è infatti sottoposta a rigide misure di contenimento per far fronte all’epidemia. Le scuole sono chiuse, le saracinesche delle attività commerciali non di prima necessità abbassate. Spostarsi è possibile solo per motivi di salute, per recarsi a lavoro nel caso in cui lo smart working non sia possibile, per acquistare beni di prima necessità, occuparsi di familiari in difficoltà o persone vulnerabili, e per fare esercizio fisico nei pressi della propria abitazione evitando ogni assembramento. Tutti coloro che escono di casa devono avere con sé un’attestazione, sul modello di quella italiana, che indichi esattamente il motivo dello spostamento. La misura si protrarrà almeno fino a fine marzo.
Un cambio di passo che era stato più o meno velatamente auspicato dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, che soltanto qualche giorno prima del lockdown aveva puntato l’indice sulla pericolosa inazione di alcuni stati nella gestione della crisi sanitaria. Uno stop che qualche settimana fa era stato scongiurato con vigore dallo stesso Presidente Macron, immortalato a Parigi a teatro con la moglie per incoraggiare i francesi ad uscire e rilanciare l’economia. D’altronde, la misura di contenimento arriva neanche 48 ore dopo la chiusura dei seggi per le elezioni municipali, il cui secondo turno è ormai ufficialmente rimandato a data da destinarsi. “Sono il garante della sicurezza, della salute dei nostri concittadini, ma anche della vita democratica del nostro paese”, aveva dichiarato Macron dal seggio di Le Touquet, Pas-de-Calais. Un’elezione che è stata definita dalla stessa Agnès Buzyn, ex ministra della salute, una “masquerade”. Un ritardo nell’attuazione di misure di contenimento che potrebbe costare caro. Un’analisi imprudente, se si considera l’andamento della curva dell’epidemia in Francia, analogo a quello italiano?
Nel frattempo, ad essere sotto accusa sono proprio il Primo Ministro Edouard Philippe e Agnès Buzyn, attualmente in corsa per la carica di sindaca di Parigi dopo il ritiro del fedelissimo di Macron Benjamin Griveaux, vittima di uno scandalo sessuale. Tre medici, Philippe Naccache, Emmanuel Sarrazin e Ludovic Toro, han sporto denuncia contro Edouard Philippe e l’ex ministra della salute, accusati di aver preso sottogamba l’epidemia e di non aver attuato il prima possibile misure di contenimento che avrebbero permesso di limitare i danni.
I primi cluster virali, che avevano spinto le autorità ad attuare misure locali, erano stati individuati infatti già a inizio marzo nella regione dell’Alto Reno e nell’Oise. L’esordio dell’epidemia era stato scandito però soltanto da una serie di consigli sanitari e dalla promozione dei cosiddetti gesti-barriera, ovvero lavarsi le mani regolarmente, tossire o starnutire nel proprio gomito, evitare abbracci e strette di mano, utilizzare dei fazzoletti usa e getta. Le maschere respiratorie erano invece state requisite in fretta e furia, per evitare che i cittadini si precipitassero ad acquistarle privando così il personale sanitario del materiale di protezione necessario per svolgere in tutta sicurezza il loro lavoro. Le mascherine, ormai introvabili, continuano però a scarseggiare anche in piena pandemia. E c’è chi negli ospedali, per prepararsi al peggio, si attrezza come può. A Grenoble il CHU, Centro Ospedaliero Universitario, ha redatto delle linee guida a destinazione del personale per cucire delle mascherine di stoffa.
Siamo ormai a quota 14.459 casi, 562 decessi e ben 1.525 pazienti in stato critico. Dati da prendere con cautela però, perché sottostimerebbero il numero effettivo di contagi. D’altronde, i tamponi scarseggiano e l’Alto Consiglio della salute pubblica raccomanda di riservarli in prima istanza ai pazienti con difficoltà respiratorie e patologie pregresse. Coloro che presentano sintomi lievi non vengono sottoposti al tampone ma invitati a restare a casa, salvo complicazioni, aspettando che la malattia faccia il suo corso. E intanto, i flash mob arrivano anche in Francia. Ogni giorno, alle ore 20, i francesi si affacciano ai loro balconi per un lungo applauso alle équipe mediche impegnate in prima linea nella lotta al Covid-19.