Derry Girls, serie televisiva creata da Lisa McGee e prodotta da Hat Trick Productions, disponibile con le sue prime due stagioni su Netflix, parte da un concetto semplice quanto efficace: irlandesi che vengono presi in giro sulla televisione britannica.
Finalmente, dopo mesi di attesa dalla messa in onda nel Regno Unito sul canale Channel 4, adesso le prime due stagioni di Derry Girls sono finalmente disponibili su Netflix. L’idea di fondo è assolutamente banale, ma altrettanto valida nella sua semplicità: la serie (scritta da una sceneggiatrice nordirlandese) prende in giro gli irlandesi sulla televisione britannica. Da non perdere.
Le prime due stagioni di Derry Girls, con episodi dalla durata di 20-30 minuti ciascuno, mettono delle ragazze in ruoli che tradizionalmente occupano i personaggi maschili. Il tono è quello cinico tipico del cinema britannico: in una scuola femminile (di quelle molto rigide, con divise obbligatorie e suore ovunque) un gruppetto di amiche ribelli hanno una sola aspirazione, quella di sopravvivere al liceo nell’Irlanda cattolica con, relativamente, pochi traumi. L’umorismo è centrato e le idee, gli spunti e le soluzioni con cui vengono risolte le singole puntate sono sempre originali e sorprendenti. Molto della riuscita della serie dipende dal fatto che il punto di vista sulla quotidianità scolastica delle ragazze è lontana anni luce dalla classica visione edulcorata e romantica. Le protagoniste di Derry Girls non sognano l’amore, ma qualcosa di ben più concreto e tangibile: per raggiungere i propri obiettivi sono disposte a tutto e in un istituto in cui non ci sono maschi, tutto quello che nelle scuole miste è prerogativa dei ragazzi qui diventa una questione femminile.
Ma se le protagoniste di Derry Girls sono loro, le ragazze dell’istituto scolastico, è anche vero che la cittadina irlandese, con i suoi negozi, le sue facciate e le sue strade, diventa fondamentale per lo svolgersi della narrazione. Questa è la storia di Erin (Saoirse-Monica Jackson), di Orla (Louisa Harland), di Clare (Nicola Coughlan) e di Michelle (Jamie-Lee O’Donnell), e di James (Dylan Llewellyn), giovane inglese che si trasferisce in Irlanda e che per questo viene preso di mira (perché generalmente negli anni ’90 si fuggiva dal nord e si andava a Londra), ma è anche la storia della città di Derry. È il ritratto che viene fatto di quella comunità irlandese ad essere il fulcro di tutto l’umorismo della serie.
Lo show utilizza lo stereotipo (e la sua ossessiva ripetizione) in chiave comica: gli irlandesi, visti dall’Inghilterra, sono dei bifolchi affezionati del fritto, intolleranti e poco avvezzi al confronto, provinciali e attaccati alle piccole cose. Ed è quindi la quotidianità di quella cittadina ad interessare la serie. Nel primo episodio, ad esempio, i preparativi per il ritorno a scuola vengono interrotti a causa dello scoppio di una bomba. Ma il vero problema per la madre di Erin è un altro: il fatto che dovrà occuparsi delle ragazze un giorno in più. La vita di tutti i giorni è quella che preoccupa davvero le protagoniste e le piccole questioni, per loro, sono molto più importanti di quelle apparentemente serie: il rischio di perdersi un concerto dei Take That non è meno grave di un allarme bomba.
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