I medici bresciani lanciano al governo un disperato appello: chiudere tutto e far smettere di circolare le persone, come unico modo di contenimento dei contagi da coronavirus. E anche come unico modo che potrà impedire il collasso degli ospedali.
La situazione negli ospedali del Nord Italia è sempre più drammatica: sale e sale il numero dei morti, dei ricoverati, delle persone che non potranno più abbracciare i loro cari affetti da Covid-19. E le terapie intensive esplodono, i medici cadono in ginocchio davanti alla scelta di chi dover salvare, sentenziando purtroppo chi va lasciato morire.
E allora, mentre al governo, con i continui aggiornamenti che provengono dalle varie Regioni, si cerca di trovare una nuova strategia, delle nuove misure da adottare per contenere il contagio da coronavirus, i medici bresciani lanciano un appello disperato.
I camici bianchi bresciani si uniscono infatti al coro dei governatori, e denunciano il rischio di collasso se non si riesce a fermare per tempo l’ondata di pazienti e infetti che sta travolgendo tutte le strutture ospedaliere.
“Le terapie intensive della Lombardia non hanno più posti. Il mio appello alle istituzioni è: chiudere tutto. Non si può continuare a far circolare le persone”, sostiene Sergio Cattaneo, il primario di cardiorianimazione degli Spedali Civili. Un messaggio che profetizza qualcosa di terribile, e che viene condiviso anche da Paolo Terragnoli, primario del pronto soccorso della Clinica Poliambulanza: “Aumentano sempre più i giovani contagiati. È finito il momento di uscire, bisogna stare a casa e va chiuso tutto“.
Secondo l‘ultimo bollettino comunicato in conferenza dalla Protezione Civile, la Lombardia rimane al momento la regione più colpita d’Italia. Si parla di ben 22.264 casi di contagio confermati, e Bergamo continua a mantenere il triste podio di città con più contagi in assoluto – più di 5 mila, stando all’ultimo bollettino.
Anche Brescia versa in condizioni critiche, con ben 4.648 casi di infezione da Covid-19 confermati, 594 pazienti deceduti e 1.156 invece dimessi. A preoccupare, però, è anche il continuo aumentare di casi e contagi anche a Milano, che sale in vetta rispetto alle altre province per il picco di infezioni raggiunte in appena pochi giorni.
E questo, come additano e accusano i governatori e le autorità, è principalmente anche per colpa degli stessi cittadini, che incuranti della situazione d’emergenza continuano a vivere la loro vita come se niente fosse – e a discapito di quella dei più deboli e sfortunati.
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