Bergamo, il primario Di Marco: “ogni famiglia piangerà i suoi cari”

Intervistato dal Corriere, il primario di pneumologia Fabiano di Marco, racconta della situazione drammatica che sta vivendo il suo ospedale. 

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(Photo by HECTOR RETAMAL/AFP via Getty Images)

Fabiano Di Marco, primario di pneumologia all’ospedale Papa Giovanni XXIII ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, in cui parla della drammatica situazione che sta vivendo Bergamo a causa dell’epidemia di coronavirus. Parole di forte impatto quelle pronunciate al giornale dal primario, che afferma che “a Bergamo ogni famiglia piangerà i suoi cari. Non sono io a dirlo, sono i numeri”. Un duro monito, che purtroppo si accoda alle dichiarazioni rilasciate al Fatto Quotidiano da Marco Rizzi, infettivologo dello stesso ospedale. Rizzi ha infatti affermato che “qui a Bergamo siamo quasi tutti contagiati e i deceduti in casa li scopriremo fra giorni”. L’infettivologo ha poi sottolineato il fatto i dati ufficiali che si hanno a disposizione sono soltanto “la punta dell’iceberg” di una situazione che in realtà è molto più drammatica rispetto ai numeri che circolano. 

L’infettivologo Rizzi: è precipitato tutto il primo marzo

Rizzi racconta poi di come la situazione sia precipitato il primo di marzo. Una scena che a suo dire non dimenticherà mai. Ha raccontato infatti che nel momento in cui è entrato nel pronto soccorso si è ritrovato circondato da tantissimi pazienti con gravi polmoniti, che “rantolavano” dalla sofferenza.

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(Photo by Rahman Roslan/Getty Images)

Rizzi ha poi ripetuto che la maggior parte delle persone della zona è stata contagiata dal coronavirus anche se non si hanno a disposizione gli screening dei casi sommersi. Ha poi raccontato che quel giorno in 24 ore si sono consumate 5mila mascherine filtranti e rivelato che lo scorso martedì, i pazienti affetti da Covid-19, hanno superato quelli ricoverati per altre patologie. Rizzi ha anche dichiarato che molte persone si stanno ritrovando a morire in casa da soli o dentro le residenze sanitarie assistenziali. Ha poi affrontato il problema di come questo sovraccaricamento a cui è sottoposto l’ospedale ha reso impossibile la gestione delle emergenze.

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Se prima infatti, qualsiasi urgenza veniva gestita in pochi minuti , adesso invece i tempi sono diventati lunghissimi. L’ospedale insomma si trova in una situazione limite, e viene da chiedersi quanto ancora potrà resistere nel fronteggiare questa emergenza.

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