Il presidente della Regione Sicilia lamenta la scarsa qualità dei dispositivi di sicurezza. “Non si può andare in guerra con le fionde”, denuncia Musumeci.
Continuano a essere presi nuovi provvedimenti per fronteggiare la diffusione del Coronavirus in Italia. Ma non sempre queste misure possono dare effettivamente una mano agli italiani, soprattutto sul piano della sicurezza. Ed è anche ciò che ha denunciato Nello Musumeci, il presidente della Regione Sicilia. Il governatore isolano è stato ospite della trasmissione “L’aria che tira” su La7 e ha fatto sapere che le mascherine ricevute da Roma non sono all’altezza della situazione. Al punto da fare un paragone che sottolinei la scarsa efficacia delle suddette mascherine.
“L’altra grande epidemia è la mancanza di dispositivi di sicurezza – ha dichiarato Musumeci – . Guardate cosa è arrivato da Roma: un panno che si usa per pulire il tavolo. Non si può andare in guerra con le fionde. Non è possibile andare avanti così. Ogni giorno mi chiamano i sindaci, non sanno che anche noi aspettiamo dispositivi da Roma. Siamo arrivati al punto di non ritorno. Bisognava requisire fin dall’inizio due aziende per realizzare i dispositivi“. Dunque l’attacco da parte del governatore siciliano è totale. Ma non si ferma qui.
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Musumeci si è scagliato anche contro le migliaia di persone che hanno lasciato il Nord per tornare “a casa”. La colpa viene suddivisa tra gli stessi viaggiatori di ritorno e chi ha consentito che ciò avvenisse. “Il numero di persone rientrate in Sicilia è enorme. Io avevo lanciato l’allarme ai primi di marzo rischiando il linciaggio. E oggi i fatti mi hanno dato ragione. Gli oltre 30 mila cittadini rientrati in Sicilia si sono registrati ma non sappiamo quanti di loro siano in ottime condizioni di salute, non sappiamo quale ambiente hanno trovato“.
Musumeci, che si è rivolto ai suoi conterranei in dialetto dicendo “Stativi ni casi“, ha parlato anche della situazione dei tamponi. In Sicilia si stanno facendo anche ai sanitari, nonostante non ci sia chiarezza sul modo in cui vadano fatti e le persone alle quali sottoporlo. “Il mondo scientifico su questo tema si è diviso e questo è un messaggio negativo. Posso capire che si divide la politica ma non il mondo scientifico. Noi stiamo cominciato con i tamponi, e pensiamo di farlo nelle prossime ore, a cominciare dal personale sanitario e parasanitario, perché se qui comincia a cadere il soldato, cioè i sanitari, non sapremmo come continuare la battaglia“.
Il governatore della Sicilia chiude il suo intervento proprio con l’appello nei confronti di tutti i siciliani. Un appello da estendere a tutta l’Italia. “Dovete stare tutti a casa. Tutti i sindaci dell’isola si stanno prodigando per convincere la gente a non uscire, come ha fatto il sindaco di Delia, ad esempio che non si tratta di un film, come se fossimo su un set cinematografico. Qui siamo al centro della più insidiosa epidemia che l’umanità abbia conosciuto negli ultimi cento anni. Dobbiamo convincerci che il nemico è molto più forte di noi. E per combatterlo non abbiamo sufficienti armi. Ecco perché – conclude Musumeci – dico: ‘Stativi ni casi’“.