Per cercare di rilanciare un’Italia provata e messa in ginocchio dalla pandemia da coronavirus, il Governo ha varato il decreto Cura Italia, che prevede tante misure di aiuto e sostegno per settori, aziende e cittadini: tra queste, compare lo stop a tutti gli sfratti fino al 30 giugno.
L’emergenza coronavirus sta apportando una serie di modifiche e aggiornamenti ai principi giuridici del nostro ordinamento, e questo per tentare di ammortizzare e arginare quanto più possibile gli effetti collaterali di un’economia al rilento. Con il nuovo decreto Cura Italia, varato da Conte qualche giorno fa e pubblicato in Gazzetta ufficiale, si cercherà allora di venire in soccorso anche degli inquilini con contratti di locazione abitativa o commerciale.
Secondo quanto specificato nel decreto, infatti, saranno sospesi tutti gli sfratti fino
al 30 giugno. La norma in questione sospende infatti “l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo”.
Considerando dunque che non verrà bloccato il pagamento dell’affitto (a non permetterlo sono infatti le norme dell’equo canone), per venire incontro alle difficoltà degli inquilini in un periodo di emergenza sanitaria – e non solo – come questa, il Governo ha scelto di decretare un provvedimento salvagente. E quindi, di non lasciarli senza immobile nel momento più delicato.
Ma attenzione: nel caso in cui gli inquilini non pagassero l’affitto (e questo vale anche per i “morosi da coronavirus”), quando i tribunali riapriranno potranno essere sfrattati dall’immobile senza se e senza ma.
Alcune novità del decreto legge Cura Italia coinvolgono anche gli affitti a uso commerciale. Un provvedimento, in particolare, prevede uno specifico bonus chiamato “credito d’imposta per botteghe e negozi”, dedicato proprio alle attività d’impresa.
Secondo quanto riportato dal portale “La legge per tutti”, si tratterebbe di una agevolazione che viene concessa “sotto forma di credito d’imposta nella misura del 60% dell’ammontare del canone di locazione, relativo al mese di marzo 2020, di immobili rientranti nella categoria catastale C/1 (e cioè negozi e botteghe)”.
Tale bonus, tuttavia, esclude tutte quelle attività che sono dovute rimanere aperte perché identificate come essenziali; quindi, non riguarderà le farmacie, le parafarmacie e i punti vendita di generi alimentari di prima necessità.
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