L’emergenza sanitaria globale dovuta alla diffusione del nuovo Coronavirus ha costretto l’industria cinematografica nel suo complesso ad una brusca frenata. Nonostante ciò, uno dei Paesi che più di altri subirà un danno forse permanente da questa pandemia è la Francia, dove l’industria cinematografica costituisce una componente importante dell’economia nazionale.
A causa della pandemia da Coronavirus, tutti i cinema in Francia sono stati chiusi a partire dalla mezzanotte di domenica, conseguenza della direttiva del governo francese, che ha stabilito, come in Italia, il divieto assoluto a qualsiasi forma di assembramento. L’industria cinematografica francese subirà un danno forse permanente a causa della pandemia. Ecco perché.
Il Coronavirus mette il cinema francese in ginocchio
La Francia (che conta oggi oltre 2.000 sale cinematografiche) guida l’intero continente europea in termini di fatturato dell’industria cinematografica. Solo lo scorso anno, infatti, si era registrato un record storico di 213 milioni di biglietti venduti (una cifra che non si era mai raggiunta negli ultimi 50 anni). Il ricavato dei biglietti viene riscosso dal National Film Board, che, proprio grazie al ricavato sorprendente del 2019, era riuscita ad iniettare liquidità nel sistema cinematografica nazionale e a sbloccare importanti investimenti riguardanti gli esercenti così come le nuove produzioni finanziate attraverso il budget statale, il resto del quale è composto da entrate provenienti dalle tasse dei cittadini (quelle pagate su biglietti staccati, emittenti televisive e servizi di streaming). Adesso che le entrate saranno pressoché nulle per quanto riguarda i biglietti staccati al cinema, il fondo nazionale, che avrebbe il compito, in situazioni di difficoltà, di risollevare il settore, potrebbe non avere sufficiente liquidità per intervenite.
Il sistema di finanziamento
Per capire meglio quello di cui parliamo, bisogna ricordare che l’industria cinematografica svolge un ruolo importante per l’economica della Francia, contribuendo al Pil nazionale più di altri settori come, ad esempio, quello automobilistico o farmaceutico (i dati, che si riferiscono al 2018, sono presi da un report della deputata francese Aurore Berger). Non solo alcune delle uscite estere più importanti sono state rimandate (Mulan, No Time To Die, Trolls 2, A Quiet Place 2), ma anche produzioni europee co-finanziate da studi francesi come Studiocanal aspettano adesso di trovare una nuova finestra di lancio (parliamo del film The Secret Garden, Mama Weed con la diva francese Isabelle Huppert o ancora il film Ondine, che fatto guadagnare a Paula Beer l’Orso d’Argento come miglior attrice, e il film, anch’esso presentato alla Berlinale, Delete History, entrambi distribuiti da gruppi indipendenti francesi come Le Pacte, Les Films du Losange e Ad Vitam).
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I problemi
Proprio Jean Labadi, presidente di Le Pacte, ha dichiarato che le misure attualmente prospettate dal National Film Board non saranno sufficienti per salvare l’industria dal “disastro economico che è davanti a loro”. Secondo Labadi, infatti, il fondo non avrà sufficienti risorse senza una ulteriore integrazione statale. Attualmente i distributori e gli esercenti, a causa dell’emergenza sanitaria, sono esonerati dal pagare determinate imposte e possono beneficiare dell’accesso a mutui a tasso agevolato per ripagare eventuali debiti. Il governo ha inoltre rassicurato di intervenire presto per aiutare le compagnie che hanno dovuto ridurre la loro forza lavoro in queste settimane. Ma ci sono molti altri nodi ancora da scogliere. Le compagnie assicurative francesi, ad esempio, non garantiscono rimborsi per le produzioni che hanno dovuto fermare le riprese dei loro progetti a causa dell’emergenza in corso.