Massimo Giletti ha aperto la puntata di Non è l’Arena di ieri con un toccante messaggio rivolto al padre scomparso lo scorso gennaio.
Un Massimo Giletti, emozionato e visibilmente commosso quello che abbiamo visto ieri introdurre la puntata di Non è l’Arena. Il conduttore ha espresso la sua vicinanza nei confronti di chi oggi sta soffrendo a causa del coronavirus. Giletti ha ricordato il padre morto lo scorso 3 gennaio.
Nella sua toccante introduzione ha dichiarato di essere stato privilegiato di aver potuto confortare il padre fino all’ultimo momento. Un pensiero allargato a tutti coloro stanno soffrendo e che non hanno la possibilità di salutare i loro cari per l’ultima volta. Non solo nostalgia ma anche tanto cinismo. Nella sua introduzione ha trovato spazio anche il primo ministro inglese Boris Johnson, e le sue discutibili visioni del Covid-19.
Un lungo messaggio rivolto ai tanti italiani che hanno perso un loro caro in questa dura e terribile malattia. Il ricordo del padre per raccontare di come sia ancora più angosciante perdere un proprio familiare senza poter restare al suo fianco.
Nella sua lunga introduzione Giletti ha così parlato del papà Emilio, deceduto lo scorso gennaio: Lavorare nel nulla non è facile. Anche perché è un programma particolare in cui sentire le persone vicine è importante. Questo vuoto, questo silenzio, questo nulla che ci circonda, mi ha fatto venire in mente una riflessione particolare. Io ho perso mio padre il 3 gennaio e probabilmente se non lo avessi perso non direi queste cose. Ho avuto la fortuna di potergli stare vicino fino all’ultimo, era in terapia intensiva dove magari adesso ci sono persone in condizioni disperate, ho avuto la fortuna di abbracciarlo, baciarlo, ho potuto fargli capire che ero lì e in questo momento penso a chi questo privilegio, che fino all’altro giorno appariva normale, non ce l’ha…
Il conduttore ha inoltre puntato il dito contro il primo ministro Boris Johnson e le sue discutibili scelte in merito al coronavirus. Ha così dichiarato: Boris Johnson pensa che siano vecchi, ma io continuo a pensare siano persone. Parlo di persone che hanno costruito questo paese, che grazie alla loro pensione hanno spesso contribuito a tenerlo in piedi, aiutando i propri nipoti. Quello che voglio dire è che se forse in questi anni si fosse investito di più in sanità, avremmo potuto salvare molte di queste persone.
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