Nella casa di riposo di Cingoli, nelle Marche, sono 37 i positivi al coronavirus, su 40 ospiti. Contagiate anche due operatrici.
La casa di riposo per anziani di Cingoli, nelle Marche, è diventata un vero focolaio da coronavirus. Sono 37 gli anziani positivi al tampone. Un numero altissimo, se si considera che la casa di riposo accoglie 40 ospiti. “La situazione è drammatica”, racconta il sindaco Michele Vittori. La questione si complica se si tiene presente che circa la metà degli anziani ospitati non è autosufficiente ed è costretta a letto. “Stiamo chiedendo aiuto a tutti, ma ci troviamo in una situazione kafkiana”, spiega il vicesindaco Filippo Saltamartini, già parlamentare di Forza Italia. E aggiunge: “La casa di riposo andrebbe equiparata a un ospedale, ma il servizio sanitario nazionale non se ne fa carico. Ci rispondono di isolare i positivi e di fare con le nostre forze. Ma come? Non abbiamo medici, né infermieri, né mascherine o dispositivi di protezione. I dipendenti della cooperativa che assistono gli anziani sono eroici, continuano a fare le pulizie e preparare i pasti con protezioni di fortuna. Abbiamo bisogno di medici militari se non vengono quelli della Asl”.
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Inoltre, la catena di contagi non si ferma all’interno della casa di riposo. Sono state contagiate anche due operatrici. Una a sua volta ha infettato il marito. Positivi al test anche un medico di base e un’infermiera. A tutto ciò si aggiungono i contatti che molti di questi anziani avrebbero avuto con i parenti in visita. E’ facile presumere che ora il contagio si stia diffondendo all’esterno. Afferma Saltamartini: “Il Comune ha appena emesso una nuova ordinanza: chiediamo a tutti i nostri concittadini che siano entrati nella casa di riposo dopo il 20 febbraio di notificarlo al sindaco, che è autorità sanitaria, oltre che alla Asl, e di osservare una quarantena volontaria di 15 giorni a casa”.
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A tutto questo si aggiunge un’ulteriore dose di sfortuna: il Comune di Cingoli aveva acquistato un rifornimento di protezioni individuali. Il carico è arrivato regolarmente dal fornitore del Sudafrica, ma è fermo a Fiumicino in attesa di un visto dell’Istituto superiore di Sanità. Si attende con ansia, dunque, che la situazione venga sbloccata.