Il responsabile emergenze Luigi D’angelo ha rilasciato un’intervista al Corriere in cui ha provato a rispondere a tutte le critiche rivolte alla Protezione Civile in questi giorni.
Intervistato dal Corriere della Sera, Luigi D’Angelo, responsabile delle emergenze per la Protezione Civile, ci ha innanzitutto tenuto a sottolineare che il suo dipartimento è a totale disposizione delle regioni, soprattutto di quelle più colpite dall’epidemia di coronavirus che ha costretto il nostro a paese a diventare zona rossa per intero.
Ha poi risposto alla polemica innescata da Matteo Salvini, che aveva dichiarato che le aziende lombarde stavano solo aspettando il via libera degli addetti ai lavori per iniziare a produrre le mascherine di cui il paese ha bisogno per fronteggiare l’emergenza. Il sottinteso del leader leghista, era naturalmente che in quel momento nessuno questo via libera lo aveva dato, e stava dunque ostacolando la produzione delle mascherine. Su questo, D’angelo ha replicato che “accusarci di ostacolare il reperimento di mascherine e altre attrezzature è falso oltre che ingiusto”.
D’Angelo ha continuato spiegando che dalle aziende non è arrivata nessuna richiesta per avere il via libera alla produzione. Oltretutto ha anche precisato la Protezione Civile ha già firmato alcuni contratti per l’approvvigionamento di mascherine. In questo momento, si è dunque semplicemente in attesa delle consegne.
D’Angelo ha poi risposto alle accuse dell’assessore Gallera, che aveva incolpato il suo dipartimento di aver mandato fino quel momento soltanto carta igienica. Il responsabile per le emergenze ha detto che “tutto quello che abbiamo, trasferiamo alle Regioni per cercare di ovviare alle carenze. Al momento non abbiamo altre mascherine, ma la Lombardia ne ha avute un numero superiore a quello delle altre proprio perché è in una situazione drammatica”. La grande difficoltà a reperire le mascherine necessarie al paese è un tema caldo, che riappare più volte nell’intervista. D’angelo però ha provato a spiegare che “all’inizio dell’emergenza c’era una disponibilità maggiore. Adesso che il virus si è diffuso in tutto il mondo i Paesi di transito fermano le forniture e le requisiscono”.
Di conseguenza, è compito adesso degli Stati avviarne la produzione in un numero sufficiente a soddisfare la domanda nel paese. Ci sono poi le dichiarazioni di Attilio Fontana, che di recente ha detto che è per colpa della Protezione Civile, se l’ospedale dentro la fiera non viene fatto.
D’angelo su questa questione, ha provato a spiegare che i tempi per avere le attrezzature sono molto lunghi, e per allestire un vero ospedale in grado di far fronte all’emergenza ci vuole circa un mese.
Anche se, continua poi asserendo che il vero problema in tal senso, è la mancanza di personale. Purtroppo, non c’è n’è abbastanza da trasferire in un nuovo strutture. Per questo motivo, la strategia adottata dal suo dipartimento è stata quella di tentare di incrementare i posti letto negli altri ospedali.
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Durante l’intervista, è stato chiesto a D’angelo se il nostro paese vive una situazione da guerra. La sua risposta è stata “si. La pressione è fortissima perché è difficile individuare il perimetro del contagio. I numeri sono in aumento, abbiamo moltissime vittime. L’onda è partita molti giorni fa,non sappiamo quando riusciremo a fermarla”
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