In Polonia una catena toglie dagli scaffali le nostre marche, problemi anche nella distribuzione e nella logistica delle filiere. Via libera agli autotrasporti oggi e nel prossimo week end.
Come si temeva il coronavirus rischia di creare un danno piuttosto serio a tutto il made in Italy della filiera alimentare che nel corso degli ultimi giorni ha subito una forte contrazione nelle richieste, e non solo per le difficoltà legate a un più problematico traffico delle merci.
In Polonia la rete dei negozi alimentari Zabka, seimila punti vendita in tutto il paese, ha comunicato di aver tolto dagli scaffali tutti i prodotti italiani e che sarà così fino al termine dell’emergenza coronavirus. Iniziative simili sono state prese anche in Francia mentre forti contrazioni si registrano nell’esportazione verso gli Stati Uniti di formaggio e salumi tipici italiani. In molti casi tuttavia quella che sembra essere una precauzione – per altro ingiustificata – di fronte al virus diventa una semplice guerra di carattere commerciale.
Senza trovare pasta, sugo, formaggi, vino e prodotti tipici italiani i consumatori stranieri saranno costretti a ripiegare sulle imitazioni a buon mercato dei loro paesi. La decisione della catena Zabka ha subito registrato una reazione molto risentita da parte della nostra ambasciata a Varsavia: “Qualsiasi discriminazione dei prodotti enogastronomici italiani è priva di qualsiasi base scientifica e come tale inaccettabile” scrive in una nota la nostra ambasciata in Polonia auspicando che il mercato possa ripristinare quanto prima possibile l’approvvigionamento dei prodotti italiani originali.
Paola De Micheli, ministro dei trasporti e delle infrastrutture è intervenuta ieri anche sulla questione logistica che ha creato molti problemi soprattutto alla frontiera del Brennero con l’Austria con numerosi autotrasporti con prodotti italiani destinati a Germania, Austria, Ungheria e Polonia rallentati. Oggi tutti i divieti tradizionali del fine settimana per i mezzi pesanti su strade e autostrade sono stati rimossi proprio per consentire alle nostre aziende un flusso di merci più regolari anche in considerazione del fatto che tutto il traffico privato dovrebbe essere ridimensionato dalle conseguenze del decreto ministeriale approvato in settimana. La stessa cosa accadrà sicuramente anche nel corso del prossimo fine settimana, quello di domenica 22 marzo.
Il coronavirus tuttavia è diventato un problema serio non per il normale traffico logistico delle merci: molte piattaforme lavorano a scarto ridotto, alcune sono chiuse, il personale è ridotto all’osso. Di qui i ritardi nei centri di smistamento con conseguenze abbastanza serie soprattutto per quello che riguarda la catena del freddo e del trasporto di frutta e verdura fresca.
Le aziende di autotrasporto fino a questo momento si sono organizzate sulla base di una autoregolamentazione e ai grandi centri commerciali non sono mancate le scorte nemmeno dopo gli assalti ai supermercati nei primi giorni di emergenza. Ora il problema riguarda soprattutto l’approvvigionamento dei punti di vendita estero. Cosa della quale la concorrenza di prodotti non originali potrebbe approfittare.
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