Sindacati e parti sociali hanno trovato un accordo per definire le regole per chi continua a lavorare in queste settimane di emergenza. Il risultato è un protocollo in 13 punti.
Un protocollo in 13 punti e 12 pagine: è il risultato dell’accordo tra da sindacati e parti sociali, con la mediazione del governo, che vanno a definire le modalità di gestione del lavoro in questa fase delicata ed emergenziale. La trattativa si è svolta a distanza, in collegamento su Skype: il coronavirus ha cambiato anche i rituali sindacali. L’intesa definisce le modalità di comportamento per chi nell’emergenza continuerà a lavorare. Prima questione: chi chiuderà e chi terrà aperto? La scelta è lasciata alle imprese. I 13 punti del protocollo danno linee d’indirizzo più che prescrizioni. Alle aziende che si sono fermate si sono aggiunte ieri Ferrari e Ansaldo energia. Ma c’è anche chi continua a produrre a pieno regime. ll decreto legge che il governo si appresta a varare con misure per il mondo produttivo, a partire da nuovi ammortizzatori, dovrebbe contenere anche un riferimento al protocollo stesso. Facendo diventare così le norme negoziate ed inserite nel protocollo un punto di riferimento per le aziende.
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Ma vediamo le principali prescrizioni. Non può entrare in uffici e reparti chi ha la febbre (oltre 37.5°) o altri sintomi influenzali. Non può entrare in azienda nemmeno chi negli ultimi 14 giorni ha avuto contatti con soggetti positivi o provenga da zone a rischio. Se la temperatura sale mentre si è già al lavoro, va immediatamente segnalato. All’arrivo il personale potrà essere sottoposto al controllo della temperatura. Di fatto si sancisce che in questa fase di emergenza la tutela della salute viene prima della privacy. Le aziende dovranno mettere in campo speciali interventi di sanificazione. Se per questi motivi sarà necessario interrompere la produzione, potranno contare sugli ammortizzatori. Le mascherine vanno usate quando si hanno contatti con persone a distanza inferiore di un metro. Ma non sono obbligatorie per tutti gli altri: e questa decisione potrebbe essere collegata alla scarsezza di mascherine a disposizione. In caso una persona scoprisse di avere la febbre una volta già in azienda, dovrà farlo presente subito all’ufficio del personale. Quindi sarà isolata e fornita di mascherina. E l’azienda procederà ad avvertire l’autorità sanitaria.
Si dichiarano soddisfatti del protocollo tutti i firmatari, dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ai segretari generali di Cgll, Cisl e Uil, fino ad arrivare a Confapi e all’Alleanza delle cooperative. Alla trattativa per il governo, oltre al premier Giuseppe Conte, hanno partecipato diversi ministri, da Roberto Speranza (Salute), a Stefano Patuanelli (Attività produttive). Presente anche la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo che ha commentato: «Così le aziende, anche facendo ricorso agli ammortizzatori sociali, potranno garantire ai lavoratori più sicurezza». Basterà il protocollo a evitare lunedì la ripartenza di scioperi spontanei nelle fabbriche? I sindacati dei metalmeccanici hanno dato un giudizio positivo alle nuove regole. Ma non hanno ritirato la mobilitazione unitaria dichiarata ieri.