Il 14 marzo sarà un ulteriore sabato di isolamento per milioni di italiani chiusi in casa a causa dell’emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus. Questa sera, alle ore 21.30, Rai Movie propone uno dei film più importanti degli ultimi anni: The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese. Ecco perché non perderselo.
Questa sera andrà in onda alle ore 21.30, sul canale Rai Movie, The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, un film dal ritmo forsennato che si inserisce perfettamente all’interno della filmografia scorsesiana dominata dal caos e dalla frenetica rappresentazione di una umanità distrutta e ridotta alle sue pulsioni più basse.
La droga nel cinema di Martin Scorsese è sempre un fattore di eccitazione. Ma per veicolare la condizione febbrile provocata dalla sua assunzione, il regista di The Wolf of Wall Street non si limita a mostrarne le conseguenze sui personaggi, ma utilizza la messa in scena e il montaggio per raccontare la dipendenza da sostanze. Il film con Leonardo DiCaprio racconta solo superficialmente una storia ambientata nel mondo della finanza, di eccessi e di ricchezza, ma è in realtà un’analisi spietata sulla depravazione umana, su come l’abuso di droga possa portare alla rovina fisica e materiale del proprio corpo (oltre che della propria salute mentale). Per questo The Wolf of Wall Street non vuole cercare le cause della crisi economica di questo ultimo decennio (come invece fanno altri film sul tema come La Grande Scommessa) ma far provare nello stomaco dello spettatore la violenza e il rumore assordante in cui vive una categoria di uomini che non si pone limiti, neanche quando arriva la legge.
The Wolf of Wall Street vuole far provare ribrezzo per gli eccessi e i deliri deregolamentati, arrivando a suggerire (e non ad indicare con certezza) che forse le conseguenze anche sul piano economico non potevano che rivelarsi drammatiche proprio a causa di quel modo di vivere. La crisi finanziaria per Scorsese è prima di tutto l’inevitabile conseguenza di deliri ed allucinazioni, prima ancora di essere una “rottura” del sistema economico su cui si era retto il mondo fino al punto del collasso. La grandezza di The Wolf of Wall Street si rivela nel modo in cui Scorsese guarda dall’alto l’abisso, appena un passo al di fuori dal caderne inghiottito. Il rigore muscolare della regia e i suoi movimenti di macchina inesorabili, da sempre caratteristiche essenziali della cifra stilistica del cinema scorsesiano, attraversano la confusione di corpi sgraziati ed in continuo movimento. Un movimento che è destinato a logorare chi non riesce a tenerlo a bada.
Si finisce schiavi di una forza cinetica che non si riesce a controllare. Per questo The Wolf of Wall Street non è tanto un film sull’avidità dell’uomo e sulla sua sete di denaro, ma sulla perdita di controllo. Scorsese, con quello che è forse uno dei suoi migliori film degli ultimi dieci anni, ribadisce uno dei concetti che da sempre il suo cinema sembra voler affermare, ovvero che le colpe e i peccati dei singoli, prima o poi, si pagano (anche nel sangue). Si è costretti a rispondere per ogni singola malefatta, non in Chiesa, davanti a Dio, ma nelle case e per le strade. Anche The Wolf of Wall Street non fa eccezione e ci dice che le colpe di quel sistema depravato di allora le stiamo scontando tutti oggi.
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