Sette imprese di proprietà di Sergio Leonardi sono state confiscate dalla Guardia di Finanza. Tra i reati contestati, c’è anche la collaborazione con il clan Mazzei.
La Guardia di Finanza di Catania mette in ginocchio uno degli imprenditori più in voga della città. Stiamo parlando di Sergio Leonardi, al quale sono state poste sotto sequestro ben sette imprese. Nel corso dell’operazione svoltasi questa mattina, sono stati posti i sigilli su beni per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro. Il blitz rientra nell’inchiesta “Vento di Scirocco”, durante la quale Sergio Leonardi finì anche in manette insieme ad altre 22 persone per svariate accuse.
Si va dall’associazione a delinquere all’associazione mafiosa, dall’estorsione al falso in atto pubblico. Tutti reati contestati che hanno fatto finire Sergio Leonardi nel mirino della magistratura e delle forze dell’ordine. Fino ad arrivare a questa mattina, quando la Guardia di Finanza ha effettuato il blitz che ha portato a un nuovo sequestro di beni. Come detto, si tratta di ben sette imprese intestate all’imprenditore di Catania, il quale operava in diversi settori, tra i più disparati tra loro.
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In primis Sergio Leonardi operava nel campo della commercializzazione al dettagli di carburanti. Questo serviva soprattutto ai mezzi pesanti. Ma nel maxi sequestro che ha riguardato l’uomo di affari catanese trovano posto anche altri beni mobili e immobili. In primis tre abitazioni tutte intestate a Leonardi, ma anche gioielli, orologi e svariati contanti che gli sono stati portati via. Dunque, la giustizia non si è dimenticata di Sergio Leonardi, il quale quasi due mesi fa è finito in galera per questa operazione.
Il 20 gennaio scorso, infatti, i carabinieri del nucleo investigativo e le Fiamme Gialle avevano compiuto la prima operazione nei confronti di Sergio Leonardi. Per lui e per altre 22 persone arrivarono le manette. Anche perchè, oltre a operare in maniera molto border line nel suo settore, l’imprenditore aveva dei legami non esattamente edificanti. Una delle aggravvanti del suo arresto, infatti, è dovuta ai legami con il clan mafioso dei Mazzei, per conto dei quali ha svolto delle commissioni per agevolarne il lavoro.