Coronavirus, il 25% del latte non è ritirato: rischio materie prime per i farmaci

In Italia le stalle sono ferme perché il 25% del latte non viene ritirato e l’interruzione delle filiere potrebbe creare un rischio enorme per la carenza di materie prime per la produzione dei farmaci contro il Coronavirus.

Coronavirus, il 25% del latte non è ritirato- rischio materie prime per i farmaci (Getty) - meteoweek.com
Coronavirus, il 25% del latte non è ritirato- rischio materie prime per i farmaci (Getty) – meteoweek.com

Le campagne italiane stanno attraversando una grave crisi. L’emergenza latte sta creando molti problemi, legati soprattutto alla carena di domanda dopo la chiusura di mense, bar e ristoranti.

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Il settore agricolo connesso agli allevamenti che ogni anno producono circa 12 milioni di tonnellate di litri di latte potrebbe non avere futuro. Sono circa 30mila gli allevamenti in Italia e una buona parte di essi corre il rischio di dover interrompere l’attività di produzione dopo la fine dell’emergenza Coronavirus.

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Una delle ragioni della paralisi delle stalle è dovuta alla speculazione. Sono numerosi, infatti, i caseifici che hanno disdetto i contratti di fornitura per poi acquistare il latte a prezzi di gran lunga inferiori.

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Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha dichiarato: “ci hanno segnalato che da alcuni caseifici sono arrivate insostenibili richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori proprio mentre i supermercati vengono presi d’assalto e nelle stalle si continua a mungere per garantire la produzione e i rifornimenti nelle dispense degli italiani“.

La videoconferenza con la Ministra Bellanova

Ieri la Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha incontrato in videoconferenza la Coldiretti e le diverse rappresentanze del settore e hanno discusso della grave crisi che ha colpito più di un quarto della produzione nazionale.

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Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha dichiarato “bar, mense e ristoranti chiusi hanno fatto calare la domanda di latte in Italia del 25%: è vero che gli acquisti nei supermercati sono aumentati, ma non altrettanto. Il nostro obiettivo è lavorare in sinergia con la cooperazione, con l’industria e con la grande distribuzione organizzata per evitare che ci sia latte non trasformato nel nostro Paese“.

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La Copagri, che rappresenta le cooperative degli allevatori, ha dichiarato che il calo delle vendite è molto superiore alla descrizione fatta e che nelle realtà maggiormente colpite dal Coronavirus lo smercio dei prodotti caseari è calato fino al 90%. Le regioni più colpite da tale fenomeno sono il Lazio, la Lombardia e la Basilicata.

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La Ministra Bellanova ha promesso interventi immediati per sei milioni di euro per far fronte alla crisi degli allevatori e per aiutare le migliaia di persone indigenti in Italia. La Ministra ha dichiarato: “in questo momento non voglio vedere un litro di latte sversato perché non è ancora stata adottata la norma per trasformarlo e metterlo nella disponibilità delle mense e delle persone bisognose. Con queste risorse possiamo arrivare a circa 180mila quintali di latte salvato dallo spreco“.

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Intanto la crisi nella produzione e nella vendita del latte potrebbe comportare grossi problemi anche all’industria farmaceutica. Molti farmaci, infatti, necessitano del latte come materia prima per la propria produzione.

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