Coronavirus. Gallera: “Non usciamo di casa sabato e domenica”

Per l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera sono giorni fondamentali per fermare la diffusione del coronavirus in Italia. Fondamentali, a patto che nel weekend gli italiani restino a casa.

Potrebbe essere troppo tardi secondo le stime del presidente dell’Istituto superiore di sanità, Brusaferro. Ma per evitare il peggio, l’assessore al welfare della regione Lombardia, invita gli italiani a restare a casa almeno per tutto il weekend. “La crescita che registriamo è costante e non esponenziale in questi ultimi giorni. Questo può essere un primo segno. Certo, gli effetti li vedremo tra una decina di giorni, ma la crescita è costante”. Il modello da seguire – aggiunge Gallera è la risposta di Codogno dopo essere diventato zona rossa: “Sforziamoci tutti”. Gallera si sofferma sul comportamento degli italiani in piena emergenza. “Le temperature stanno diventando miti, ma non usciamo il sabato e la domenica. Stiamo a casa anche se c’è il sole. Sabato scorso la situazione era agghiacciante, con gente nei parchi e per strada. Se resistiamo otto giorni, io penso che forse arriviamo a una svolta”.

Leggi anche -> Coronavirus, mascherine e guanti in uscita dall’Italia sequestrati alla dogana

Gallera chiede anche che si valuti una ulteriore stretta con la chiusura di altre aziende, ma non di tutte, almeno in Lombardia. I prossimi giorni possono essere decisivi. Intanto la Regione Lombardia è pronta a realizzare, in 10 giorni, un ospedale con 500 posti letto nella struttura della Fierama attende il via definitivo della Protezione civile, ha assicurato l’assessore al Welfare della regione, Giulio Il problema vero sono i respiratori e il personale, che deve essere formato e qualificato – ha spiegato – Oggi alle 13 abbiamo l’incontro con la Protezione civile che ci deve dare una risposta definitiva. Noi in dieci giorni siamo in grado di realizzarlo”. “Il bello del nostro modulo – ha detto ancora Gallera – è che una volta realizzato in Lombardia si può trasferire così com’è”. “Abbiamo bisogno solo per i nostriinfermieri e medici di 300mila mascherine al giorno. Stiamo provando a farle produrre da qualche nostra impresa tessile, magari senza certificazione Ce, ma stiamo studiando col Politecnico la garanzia che tutelino dai batteri e dai virus e poi proveremo a produrle” ha concluso Gallera.

 

 

 
Gestione cookie