L’assessore lombardo Pietro Foroni: “In due settimane rischiamo il collasso”

L’assessore alla Protezione Civile ha parlato anche delle intenzioni della regione per adeguarsi. “500 nuovi posti in terapia intensiva e 14 tende nuove”, svela Pietro Foroni.

pietro foroni

Arriva un nuovo allarme direttamente dalla Lombardia, per quel che riguarda la gestione dell’emergenza Coronavirus. A lanciarlo è Pietro Foroni, assessore alla Protezione Civile della regione. Intervistato dai colleghi di Fanpage, Foroni ha fatto capire che il sistema sanitario regionale rischia il collasso in mancanza di provvedimenti in tal senso. “Fare una previsione non è facile, diciamo che se continua così il trend fra 2/3 settimane rischi concreti potrebbero effettivamente esserci. Oggi il sistema sanitario, con tantissime difficoltà, sta reggendo: è chiaro che ci si avvicina a un numero dove purtroppo potrebbero non esserci più posti“.

Pietro Foroni ha fatto capire che, nel frattempo, la regione Lombardia si è rimboccata le maniche per fare qualcosa di produttivo. E così sono arrivate nuove soluzioni di pura emergenza per venire a capo del problema Coronavirus. “Abbiamo montato circa 14 tende fuori da 14 ospedali diversi della Regione, il cosiddetto triage campale e quasi una ventina di tende fuori da altrettanti carceri. I volontari non svolgono attività sanitarie, ma tutto quello che serve ad affiancare questa situazione, che è una situazione di gravissima emergenza, che però non ha le caratteristiche dell’emergenza di protezione civile“.

L’isolamento ha portato grandi benefici a Codogno – meteoweek.com

Nel frattempo potrebbero arrivare nuovi provvedimenti. Pietro Foroni fa sapere che si stanno ricavando nuovi spazi per ottenere ulteriori posti letto. In particolare è la situazione della terapia intensiva al centro dell’interesse lombardo. “La regione ha avanzato presso il Dipartimento nazionale della protezione civile un progetto di adeguamento delle atex Fiera Milano per ricavarci circa 500 posti letto di terapia intensiva. Ma occorre necessariamente trovare l’attrezzature, le macchine della terapia intensiva, i ventilatori, e il personale medico e infermieristico che serve. Non è una questione di costo ma di reperire le persone. Se il sistema sanitario rischia di andare in crash perché aumenta il numero dei contagiati e la percentuale che ha bisogno della terapia intensiva è chiaro che vanno costruiti nuovi ospedali come hanno fatto in Cina“.

E poi c’è la situazione della zona rossa, che prima dell’ultimo provvedimento preso dal Governo riguardava tutta la Lombardia. Pietro Foroni ammette che l’isolamento delle prime province lombarde è stato un provvedimento corretto, come si è visto in seguito. “Io sono originario di un comune della zona rossa dove ho fatto 9 anni il sindaco, Maleo. Reputo di conoscere bene come la gente ha vissuto lì dentro, quali prove ha dovuto subire, quali amarezze, i grandi sacrifici. Oggi si può dire che quel metodo non ha risolto la situazione, ma ha limitato la situazione. Tutti i numeri dicono che mentre c’è un aumento giornaliero del contagio del 20 per cento del contagio in Lombardia, nella zona rossa si attesta al 4-5 per cento. Questo non significa che la situazione è stata risolta, perché in due settimane non poteva essere risolta. Ma qualche risultato il fatto di chiudere tutto, perché lì era chiuso tutto tranne alimentari e farmacie, lì lo ha dato“.

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