Il premier britannico Johnson allarma il suo popolo ma sceglie restrizioni graduali: “L’emergenza durerà mesi, ma per ora non chiuderemo le scuole”. Nessuno stop ai raduni di massa, sconsigliati gite scolastiche e viaggi.
Strano modo di gestire l’emergenza coronavirus quello del premier britannico Boris Johnson. Da una parte avverte i suoi connazionali che “ci saranno molti morti fra i vostri cari”, dall’altra, però. decide di non chiudere le scuole e di non imporre restrizioni massicce. Ieri è stata la serata dei presidenti europei, anche Macron ha parlato alla sua Francia. Torniamo alla Gran Bretagna. “Voglio essere onesto con voi, onesto col popolo britannico: molte famiglie, molte altre famiglie perderanno prematuramente dei loro cari” a causa del coronavirus. Così inizia il suo discorso Johnson. “L’emergenza durerà mesi”, ha avvertito Johnson. La Gran Bretagna registra un picco di 134 casi in più in 24 ore (meno di 600 il totale). Anche se sir Patrick Vallance, consigliere scientifico del governo, ha detto che il numero reale di persone contagiate dal coronavirus nel Regno Unito, contando gli asintomatici, potrebbe essere molto più alto: “Attualmente sembra che siamo 4 settimane dietro l’Italia e altri Paesi europei con 590 casi identificati e 20 persone in terapia intensiva, ma in termini reali è molto più probabile che siano fra 5.000 e 10.000 che è ancora un numero relativamente piccolo”.
Johnson continua il suo discorso: “Non chiuderemo per ora le scuole”. Secondo il premier, seppur siano sconsigliate le gite scolastiche, chiudere tutte le scuole del Regno Unito “farebbe più male che bene. Noi non chiuderemo, ripeto, non chiuderemo per ora le scuole”. “Naturalmente – ha aggiunto – teniamo la situazione sotto controllo e potremmo cambiare avviso se la malattia si diffondesse”. Questa decisione è stata approvata da tutte le nazioni del Regno anche dagli avversari politici come la premier indipendentista scozzese Nicola Sturgeon, dalla premier nordirlandese Arlene Foster e dalla sua vice repubblicana Michelle O’Neill. Johnson non vuole neppure uno stop ai raduni di massa. E Vallance e Whitty l’hanno spalleggiato, confermando – data la situazione attuale britannica – la necessità di puntare per ora a prendere tempo e di cercare di “abbassare il previsto picco” di contagi. E rinviando più in là la possibile adozione di misure come quelle “italiane o di altri Paesi”.
Johnson ha invece citato tra le indicazioni immediate, una fase di contenimento con la raccomandazione di evitare viaggi non necessari, in particolare crociere, e si è rivolto alle persone con sintomi influenzali chiedendo di evitare l’uso di ambulanze o la corsa nei pronto soccorso. Inoltre, ha annunciato l’auto-isolamento per una settimana per chiunque abbia febbre alta e tosse da oggi, e per l’intera famiglia dai prossimi giorni.
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