Gli autori della traversata nella quale ha perso la vita Alan Kurdi sono di nazionalità turca. Sono stati condannati per traffico di esseri umani e omicidio.
Arrivano le prime condanne per la morte del piccolo Alan Kurdi. Le immagini del bambino di tre anni, riverso senza vita sulle spiagge al largo delle coste turche, hanno fatto il giro del mondo. Sono passati quasi cinque anni da quel 2 settembre 2015, quando il bimbo perse la vita. E nella giornata odierna è arrivata la sentenza che condanna i tre scafisti di origini turche a una lunga permanenza in galera. Tutti e tre, infatti, hanno ricevuto una esemplare condanna da ben 125 anni di reclusione ciascuno. I reati contestati sono quelli di traffico di esseri umani e di omicidio.
L’agenzia turca Anadolu ha dunque riportato la sentenza che ha riguardato tre dei cinque scafisti autori di questa traversata. Gli altri due, invece, erano già stati condannati. Entrambi di origini siriane, hanno ricevuto una condanna ad appena 4 anni e 2 mesi di reclusione, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La traversata in cui ha perso la vita Alan Kurdi, infatti, riguardava un gran numero di clandestini che volevano lasciare la Turchia. Per loro non è stato possibile allontanarsi dalla costa, visto che il gommone sul quale viaggiavano si è ribaltato a largo di Bodrum.
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Nello stesso naufragio, oltre ad Alan Kurdi persero la vita altre quattro persone. Altre nove, invece, vennero tratte in salvo dalle autorità che riuscirono a ricevere la richiesta di aiuto. Gli altri cinque passeggeri del gommone erano gli scafisti, tre dei quali hanno ricevuto la giusta ed esemplare punizione dal tribunale. I giudici di Bodrum hanno reso nota la sentenza in videoconferenza nella mattinata odierna, ai danni dei tre scafisti turchi rimasti a lungo in attesa di giudizio.
Tra le varie argomentazioni, c’era quella del padre di Alan Kurdi, il quale rese note le inesistenti misure di sicurezza a bordo del gommone. Alan non fu l’unico bambino che perse la vita, visto che due bimbi iracheni rispettivamente di 11 e di 9 anni morirono annegati. La loro madre rivolse pesanti accuse proprio al padre di Alan, al punto da sostenere che fosse lui uno degli scafisti.
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