Coronavirus, il prof. Marfella: “La mortalità al 6% mette paura. Ma c’è una speranza”

Torna a parlare con noi il nemico della terra dei fuochi, il Professor Antonio Marfella. Dai nuovi medicinali contro il coronavirus alla sensibilizzazione verso i giovani per “salvare genitori e nonni”.

Dopo l’intervista del 25 febbraio, torniamo a parlare con il professor Antonio Marfella, dirigente Responsabile SSD Farmacoeconomia c/o Direzione Sanitaria Aziendale dell’IRCCS Fondazione Sen. G. Pascale, il nemico dichiarato della ‘terra dei fuochi’, napoletano, ha ricevuto la distinzione onorifica di “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” dal presidente Mattarella. E’ ammalato di cancro dal 16 marzo 2018, soffre delle cosìdette ‘patologie gravi pregresse’, dunque è a forte rischio contagio. Ma non si piange addosso, anzi, continua a studiare il perchè del coronavirus e come combatterlo. Antonio Marfella è ‘figlio’ del Pascale, l’Istituto dei Tumori di Napoli da dove è partita la sperimentazione del farmaco “tocilizumab” che sembra dare effetti importanti sui malati di Coronavirus.

Leggi anche -> Coronavirus, stop all’ospedale da campo a Milano e il sindaco chiude i parchi

Insieme al Professor Paolo Ascierto, Marfella fu allievo del famoso prof Gaetano Giraldo, virologo di fama internazionale, e partecipò a Napoli al primo convegno scientifico al mondo sul virus dell’AIDS con quel Luc Montagnier che poi vinse il Nobel per la medicina. 
“Ricordo ancora bene quella conferenza – dice Marfella – secondo il Prof Luc Montagnier, la trasmissione mondiale dell’AIDS era dovuta non solo alla diffusione del virus da lui scoperto ma anche a una serie di concause legate alla nostra “(in)civiltà dei consumi” tra le quali menzionava l’inquinamento e l’alimentazione “spazzatura” che indebolisce e non rafforza le nostre difese immunitarie”.

Professore, è di questi giorni la notizia che il “tocilizumab” sta dando ottimi risultati nella cura del Covid-19, conferma? 

“Il tocilizuman non è una cura specifica per il covid 19 ma puo’ aiutare moltissimo a rendere meno mortali le polmoniti nelle Rianimazioni dovute alla tempesta di citokine di difesa (in questo caso dannose) tra le quali la interleukina 6 e quindi a ridurre significativamente i tempi di permanenza e di intubazione dei pazienti nei reparti di Terapia Intensiva. S permette così la maggiore disponibilità di posti letto per le cure adeguate a tutti coloro che ne hanno bisogno. Da qui la urgente necessità di una rapidissima sperimentazione clinica nazionale. Il Prof. Paolo Ascierto, come il Prof Franco Maria Buonaguro, hanno messo in pratica, e spero con tutto il cuore con grande successo , gli insegnamenti e gli indirizzi di ricerca degli studi di immunoterapia su AIDS e tumori fatti al Pascale di Napoli insieme a me sin dagli anni 80. Speriamo con tutto il cuore che questa strada, che non è certo la cura del covid-19, si mostri efficace soprattutto nel ridurre i tempi di permanenza e di ventilazione assistita per i pazienti costretti a ricorrere alle cure delle Terapie intensive. Sarebbe bello che i meridinali come me dessero una mano al Nord, anche a Feltri”.

Leggi anche -> Coronavirus, Catania: “Ero malato, ma ce l’ho fatta”

Professor Marfella. Il primo paziente di Codogno sta bene, segno che le zone rosse e le restrizioni volute da Conte funzionano?

“E’ un segnale molto importante. Non abbiamo altra possibilità al momento che la profilassi per evitare la diffusione del virus. Va detto che Cologno non è una metropoli come Milano e Napoli dove evidentemente il controllo è oggettivamente più difficile”

Anche i giovani si ammalano di coronavirus?

“La contagiosità elevatissima è da sempre stata una peculiare caratteristica di questo nuovo virus. La letalità per i giovani resta bassa, non più bassissima, ma il fatto che possono prendere la malattia in modo asintomatico o paucisintomatico li rende particolarmente pericolosi per se’ e per gli altri , soprattutto per i propri parenti e conviventi più anziani”

Non tutti i giovani sembrano avere preso sul serio l’emergenza. Il suo appello ai giovani a non sottovalutare il problema, a sensibilzzarli.

“I giovani, i figli, sono il bene più prezioso di qualunque genitore. E’ arrivato il momento che i giovani si rendano conto di quanto altrettanto lo sono i propri genitori ed i propri nonni. Anche per i figli non esiste nulla di piu’ prezioso che i propri genitori ed i propri nonni. Ora è il momento di dimostrarlo. Devono assumere atteggiamenti di massima prudenza innanzitutto per proteggere loro pù che se stessi. Qui a Napoli posso testimoniare che sto vedendo veramente la massima attenzione da parte dei figli. Proprio oggi, mia figlia di 32 anni fa promessa di matrimonio in un Comune vicino Napoli. E’ stata lei stessa, con profondo dolore come me, ad obbligarmi a non accompagnarla in Comune nel rispetto delle ordinanze di legge vigenti e considerando che io come ammalato di cancro sono soggetto ad alto rischio. Ci siamo commossi, siamo tristi, le ho preso dei bellissimi fiori per onorare il momento e ci siamo promessi che ci abbracceremo tra qualche giorno. E’ questo il momento della prudenza”.

 

L’Oms ha dichiarato che il coronavirus è una pandemia, salvo poi aggiungere “controllabile”.

“Ormai è innegabile e non tutti i Paesi del mondo sono pronti a una tale gravissima situazione. Basta considerare che l’Italia è comunque in difficoltà pur disponendo comunque di uno dei migliori sistemi sanitari al mondo”.

Conti alla mano. è troppo catastrofico dire che in Italia, visto il trend, potremmo arrivare ad un milione di morti?

“Spero di no…comunque considerando una mortalita al 2 % significa 2 morti ogni cento malati, quindi 20 ogni mille 200 ogni 10mila, 2000 ogni 100mila, 20mila ogni milione , 200mila ogni dieci milioni, 1.2 ogni sessanta milioni di italiani. Letalità a 6% significa quindi 600mla ogni dieci milioni, quindi 1.2 milioni ogni venti milioni, 3.6 milioni ogni 60 milioni di cittadini. Non sono bei numeri”.

Che cosa ci aspetta professore?

“Una quarantena: ci sembra impossibile pensare che riviviamo nel terzo millennio le quarantene del Medio Evo da cui per esempio sono nati capolavori come il Decamerone, ma è la realtà dei fatti: organizziamoci per viverla piu’ serenamente possibile in sicurezza. Non abbiamo altre difese per tutelare la nostra salute”.

E’ davvero sufficienze restare ad un metro di distanza per evitare il contagio? 

“Se non entra in contatto ravvicinato penso di si. La mascherina in ogni caso dimostra di essere efficace anche nella esperienza cinese”.

Gestione cookie