Era uno dei primi provvedimenti ipotizzati dalla presidenza del consiglio se gli ospedali non fossero riusciti a contenere l’emergenza: requisire gli alberghi vuoti. Che nel frattempo, soprattutto a Milano si svuotano.
Quando i numeri del coronavirus cominciarono a crescere in modo esponenziale e a preoccupare, il primo problema fu come trovare un posto letto a tutte le persone che avrebbero avuto bisogno di assistenza. O che dovessero essere poste in isolamento. La prima soluzione ipotizzata, tutt’ora percorsa, sono stati gli ospedali militari. Quello di Baggio a Milano è già aperto e altri potrebbero essere allestiti in tempi brevi. Ma la seconda erano stati gli alberghi.
Secondo una bozza di decreto che il governo sta preparando, la Protezione Civile avrà tempo fino al 31 luglio o fino o anche oltre e comunque a quando l’emergenza non sarà completamente conclusa per disporre “la requisizione in uso o in proprietà, da ogni soggetto pubblico o privato, di presidi sanitari e medico-chirurgici, nonché di beni mobili di qualsiasi genere”. Lo scopo è quello di assicurare “le strutture e implementare il numero di posti-letto specializzati per la cura del Coronavirus”
La bozza in definitiva dice che qualsiasi struttura di accoglienza, che possono essere cliniche private, residenze per anziani, pensionati o alberghi possono essere requisiti. Il perché è semplice: la loro connotazione, camere da letto e servizi per la residenza, è l’ideale per allettare persone che abbiano bisogno di assistenza. Soprattutto in un contesto come questo nel quale la distanza tra i vari malati e le persone in isolamento diventa determinante. Una famiglia isolata in un’unica unità abitativa è un problema anche se è il problema minore: l’ideale sarebbe che ognuno avesse a disposizione un proprio spazio, isolato dagli altri. In questo gli alberghi sono la soluzione ideale.
In un primo motivo si era pensato ai residence degli studenti universitari, diverse migliaia di posti letto nelle principali città in un momento in cui comunque gli atenei sono del tutto fermi. Ma la soluzione degli alberghi è altrettanto funzionale. Si parla ovviamente di requisizione “temporanea” soprattutto per ospitare persone in quarantena che non hanno particolare necessità di assistenza medica ma che devono soprattutto vivere in isolamento.
Un po’ in tutte le regioni la Federalberghi ha chiesto ai propri esercenti di chiudere dove fosse possibile per evitare di prestarsi all’ospitalità di persone che potevano essere malate o comunque in contatto con altre persone contagiate. Le regioni dove questa disposizione è stata più rigida sono state soprattutto Liguria, Veneto ed Emilia dove diversi alberghi meta di vacanze estive sono stati messi in quarantena dopo avere ospitato persone che avevano già contratto il coronavirus. A Milano la situazione è di forte crisi: la sospensione di tutte le attività fieristiche e la fuga dei turisti ha convinto il 90% degli albergatori a ridurre i danni e a chiudere. Stando ai dati presentati da Federalberghi al momento sono in funzione solo una ventina di alberghi su 400 e sono quasi completamente vuoti. Un bagno di sangue, con perdite che superano i cinque milioni di euro al giorno.
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