Le forze dell’ordine di Messina hanno sgominato un’associazione criminale che attraverso una farmacia, vendeva prescrizione false.
L’indagine nasce da una segnalazione presentata all’Asp di Messina. La denuncia presentata, riguardava delle irregolarità nell’emissione di prescrizione mediche per l’acquisto di farmaci molto costosi verso alcuni cittadini che possedevano l’esenzione dal ticket per motivi di reddito. Le prescrizioni in questione, venivano portate a rimborso ai farmacisti che avevano venduto i farmaci. Dalle indagini è poi venuto fuori che queste prescrizioni mediche venivano usate per effettuare degli acquisti quasi sempre in un’unica farmacia, che si trova nella zona sud di Messina.
Nel corso dell’inchiesta, La Guardia di Finanza è riuscita ad acquisire la documentazione sanitaria necessaria, e ha sequestrato molte ricette mediche negli uffici di molte aziende sanitarie. Si è scoperta così l’esistenza di un’organizzazione criminale. Questa era composta dal proprietario della farmacia, la madre, due dipendenti. Oltre a loro, un medico di base dell’Asp che commetteva delle truffe allo scopo di ottenere i rimborsi pubblici. Adesso i reati che vengono contestati agli indagati sono 12, tra cui l’associazione a delinquere, falso ideologico, esercizio abusivo della professione, somministrazione di morfina senza la necessaria prescrizione.
La base logistica del gruppo era proprio la sede della farmacia individuata dalle forze dell’ordine. Questa, in poco tempo, ha visto crescere a dismisura le proprie vendite. Se nel 2015 la farmacia aveva infatti dichiarato 827 mila euro, già nel 2017 la cifra è salita ad oltre un milione e mezzo. Un saldo che oltretutto non rispecchia la situazione economica delle restanti farmacie della città. Questo business aveva ormai raggiunto una dimensione tale, che la vendita reale dei farmaci alle persone, era diventata una questione di secondo piano.
Era diventata infatti una semplice attività di facciata per coprire un business illecito. La Guardia di Finanza è riuscita a dimostrare che esisteva una vera e propria catena di produzione di ricette false, particolarmente di quelle rosse. Su queste venivano messe delle fustarelle che provenivano da farmaci scaduti. In seguito, si cercava di creare una contabilità amministrativa che in apparenza fosse regolare, ma che in realtà aveva lo scopo di riscuotere i rimborsi che venivano richiesti mensilmente. Questi venivano poi liquidati dall’Azienda Sanitaria Provinciale. Le prescrizioni false riguardavano principalmente i farmaci più costosi, come ad esempio quella per il trapianto di organi.
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Tramite i timbri e le firme apposte sulle prescrizioni, si è riusciti a risalire a sei medici che erano convenzionati con l’Asp. I medici in questione, sono stati al momento sospesi dal loro incarico. Il danno economico che ha subito l’Azienda Sanitaria Provinciale si aggira intorno al milione di euro.
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