Hotel Artemis è un poliziesco travestito da film di fantascienza. Disponibile su Amazon Prime Video, è il film perfetto per una serata sul divano in questi giorni in cui ci è chiesto di rimanere a casa a causa dell’emergenza sanitaria causata dal nuovo Coronavirus.
Nel 2028, mentre Los Angeles è ormai in preda ad una violenta rivolta, un trafficante d’armi, un assassino francese, dei ladri e un poliziotto ferito si ritrovano insieme all’Hotel Artemis, un ospedale privato per soli criminali. È questa l’idea alla base del film diretto da Drew Pearce e disponibile sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video. Recuperare il divertente Hotel Artemis può aiutare in questi giorni in cui è consigliabile rimanere a casa per contenere il contagio da nuovo Coronavirus.
Se c’è una cosa che il cinema d’azione contemporaneo ci ha insegnato è che i film d’azione moderni devono essere necessariamente precisi e rigorosi, seguire uno schema molto chiaro nel quale muoversi ed essere fondati su di una mitologia interna lineare ma coerente. Ci sono tantissime regole da rispettare per chi oggi vuole fare questo tipo di cinema. “Costruire un mondo” è diventata la priorità di chi in questi anni produce film ad alto budget. Gli studi di produzione hollywoodiani sono infatti ossessionati dall’idea di creare un universo cinematografico nel quale far svolgere i propri film. Con il proliferare dei franchise e delle saghe cinematografiche, anche gli action thriller come Hotel Artemis, che, fino a qualche decennio fa, potevano reggersi su trame molto esili e pretesti narrativi buoni solo per far accadere qualcosa, devono per forza immaginare una mitologia. Mitologia che in questo caso trova il suo contesto in un futuro tanto prossimo quanto problematico.
Alla base di Hotel Artemis c’è in realtà la stessa concezione della saga di John Wick (da quando è stata “espansa” e complicata dopo il primo, lineare, capitolo). Ovvero quella di mettere su schermo un sottobosco di criminale perfettamente organizzato e strutturato, governato da gerarchie molto rigide e chiare a tutti. In questo caso si tratta di un ospedale atipico in cui i sicari, i rapinatori e le spie hanno terre franche in cui farsi curare (esattamente come l’hotel di John Wick: una delle idee migliori della saga che sarà approfondita in una prossima serie tv). È una struttura presa di peso dai videogiochi, in cui c’è sempre una zona franca in cui rifornirsi e curarsi lontano dall’ambiente ostile.
Ma la vera forza del film risiede in Jodie Foster e Dave Bautista. La prima, incredibilmente invecchiata da un trucco molto pesante, torna finalmente a sfoggiare una capacità unica di creare un personaggio anche solo attraverso la sua camminata e la postura, mentre il secondo si riconferma un caratterista particolarmente bravo nel tratteggiare i suoi personaggi con pochissimi gesti (come già fatto con Drax nei Guardiani della Galassia). Loro due sono talmente bravi (la prima è perseguitata da ricordi dolorosi e il secondo è invece paralizzato dalle incertezze) da capire perfettamente l’origine da cinema di genere che è il cuore pulsante del film. Non cercano di nasconderla, ma anzi fanno di tutto per esaltare questa caratteristica e renderla vincente.
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