Lunghe code questa mattina alla frontiera con la Svizzera a causa dei serrati controlli per arginare il Coronavirus su tutti i mezzi in ingresso nella Confederazione.
Dopo la discussa chiusura da parte dell’Austria del Passo del Brennero, questa mattina nel comasco si sono formate delle lunghissime code verso i valichi con la Svizzera. I controlli alla frontiera sono effettuati sia dal lato italiano, da parte delle autorità nostrane, che dal lato elvetico.
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A Ponte Chiasso, in direzione nord, alle dogane svizzere si stanno effettuando dei controlli molto rigidi. Le lunghe code che si sono formate alla frontiera con la Svizzera raggiungono i sei chilometri circa ed è difficile stabilire quanto tempo sia necessario per poter passare.
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Dal lato italiano si controllano le autocertificazioni necessarie per muoversi, mentre dal lato svizzero vengono richiesti i documenti che attestano i permessi di lavoro in Ticino.
Il passaggio al confine è permesso solo ai lavoratori frontalieri, ma si attendono nuovi sviluppi riguardo alle regole d’accesso nelle prossime ore. Anche sulle strade ordinarie, intanto, si sono accumulate code, con tempi di attesa che superano le tre ore.
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A Ponte Chiasso verso nord la situazione è critica, i chilometri di coda sono in constante aumento e non ci sono informazioni sui tempi di attesa per superare il confine.
I lavoratori frontalieri e i partiti sovranisti
Nei giorni scorsi, dopo l’entrata in vigore del decreto del presidente del Consiglio dei Ministri relativo alle nuove norme di comportamento da tenere a causa della rapida diffusione del Coronavirus, diverse aziende svizzere hanno esortato i dipendenti italiani a non fare rientro a casa, ma a restare nel territorio ticinese. Molte di esse hanno anche messo a disposizione degli alloggi per i lavoratori italiani che decidevano di restare a dormire in territorio svizzero.
Intanto i partiti sovranisti svizzeri hanno aspramente criticato l’apertura dei valichi di frontiera ai dipendenti italiani e hanno chiesto a Berna di bloccare ogni accesso al territorio svizzero, tranne per i circa 5mila italiani che prestano servizio nella sanità elvetica.