Un’inchiesta coordinata dalla Procura di Catanzaro, ha permesso di scoprire un’associazione criminale che si occupava di favorire l’immigrazione clandestina attraverso dei matrimoni di comodo.
11 persone, sette delle quali si sospetta appartengano ad un’associazione a delinquere, si sono viste ricevere un’ordinanza di custodia cautelare. L’operazione è stata condotta dalla Squadra Mobile della polizia di Catanzaro. L’inchiesta è stata diretta e coordinata dalla Procura di Catanzaro. Le indagini condotte, hanno portato a scoprire un’organizzazione criminale che favoriva l’immigrazione clandestina attraverso l’organizzazione dei cosiddetti “matrimoni di comodo”, che consistono nello sposare una persona al solo scopo di ottenere la cittadinanza. Oltre tra a questo, tra le accuse presentate figura la produzione di documentazione falsa. Le forze dell’ordine di Catanzaro hanno poi eseguito una seconda ordinanza, rivolta a persone che risultano indagate per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Al momento, 5 indagati sono agli arresti domiciliari mentre per altri 6 di loro vi è l’obbligo di dimora nel comune dove risiedono. Le misure cautelari emesse non sono altro che la fine di un’inchiesta che era iniziata a seguito della segnalazione di alcune pratiche sospette. La denuncia era arrivata dall’Ufficio Immigrazione della Questura. Questo infatti, ha segnalato delle certificazioni false, che riportavano lo stesso protocollo. Sembra che al vertice di questa organizzazione ci fossero una coppia di coniugi italiani, e una cittadina cinese.
L’inchiesta arriva a distanza da un paio di giorni da un’altra, che ha scosso profondamente la città di Catanzaro. Qualche giorno fa’ infatti, il Tribunale di Catanzaro ha mandato a processo Giovanni Marino. Questi, all’epoca dei fatti per cui è finito sotto indagine, che risalgono al 2013, svolgeva la funzione di parroco nel paese di Cirò Marina, in provincia di Crotone.
Le accuse rivolta dal Gup all’ormai ex prete sono diverse. Prostituzione minorile, rapina, violenza privata e tentata estorsione. Secondo la ricostruzione portata avanti dai magistrati, il prete avrebbe costretto un ragazzo di 16 anni, che soffriva di problemi cognitivi, a prostituirsi. In seguito, temendo che il ragazzo parlasse e lui fosse dunque scoperto, ha iniziato a minacciare di morte sia lui che la sua famiglia. Minacce così pesanti che hanno costretto la famiglia a trasferirsi fuori dal paese. Sempre i magistrati, sostengono che il prete avrebbe inizialmente convinto il ragazzino ad avere rapporti sessuali con lui, in cambio di cellulari, vestiti e soldi.
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A un certo punto però, il ragazzo ha deciso di filmare i loro rapporti sessuali. Il parroco ha preteso la consegna dei filmati, e di fronte al rifiuto del ragazzo sembra che abbia assoldato una persona per pestare il compagno della madre.
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