Arriva oggi da Variety una notizia alquanto sorprendente. In caso di cancellazione, il Festival di Cannes, la più grande kermesse cinematografica del mondo, non sarebbe assicurato.
I vari messaggi di rassicurazione relative al fatto che l’edizione di quest’anno del Festival di Cannes si terrà come al solito hanno sortito l’effetto opposto. Oggi Variety rivela che in caso di cancellazione per via dell’emergenza Coronavirus, il Festival non sarebbe tutelato da alcun tipo di assicurazione.
Coronavirus, cosa succede a Cannes
La compagnia assicurativa che normalmente lavora con il Festival, ovvero la Circle Group, aveva infatti proposto una decina di giorni fa l’opportunità di comprare un’opzione assicurativa comprendere un pacchetto che assicurava la copertura anche nel caso di epidemie e pandemie (con una maggiorazione di circa il 6% sul prezzo dell’intera copertura). Ma la proposta è stata rifiutata dall’organizzazione. Per questa ragione, se il Festival non si terrà non ci sarà alcuna tutela assicurativa.
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Niente assicurazione?
Cannes, che ha un budget stimato di circa 20 milioni di euro, è finanziato dalle tasse dei contribuenti francesi e dagli sponsor. Quindi questa notizia potrebbe trasformarsi anche in una questione politica. I responsabili del festival non hanno risposto alle richieste di chiarimenti sulla gestione delle loro policy assicurative fatte dalla stampa. Allo stato attuale, la maggior parte delle compagnie assicurative francesi non copre le cancellazioni dovute all’emergenza Coronavirus (così come per altre epidemie o pandemie). Per questo copertura che poteva essere garantita solo dall’acquisto di altri pacchetti separati che, però, non vengono più proposti ai clienti dalla fine di gennaio, quando la questione è diventata ufficialmente internazionale.
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La situazione in Francia
Gli assicuratori francesi non considerano l’emergenza Coronavirus come un “caso di forza maggiore” perché non ottempera nessuno dei tre criteri principali, ovvero: incontrollabilità, esternalità e non prevedibilità. Alexandre Regniault, partner dello studio legale internazionale Simmons & Simmons, ha spiegato: “Più il tempo passa e più queste epidemie diventano cicliche, diventerà sempre più complicato affermare che i contagi di questo genere non siano prevedibili”.