Carcere di Rieti: tre detenuti sono morti dopo aver assunto farmaci

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Nell’istituto penitenziario di Rieti, tre detenuti sono morti dopo aver assunto dei farmaci. Al momento non è ancora chiaro cosa abbiano ingerito nello specifico.

Nel carcere di Rieti, tre detenuti sono morti a causa dell’assunzione di farmaci. I decessi costituiscono un triste finale per la rivolta che è scoppiata nel “Nuovo Complesso” penitenziario della città.
Nel primo pomeriggio della giornata di ieri, è accaduto infatti che dal carcere di Rieti siano improvvisamente apparse delle colonne di fumo. A quel punto, si sono immediatamente recate sul posto le forze dell’ordine tra cui carabinieri, polizia penitenziaria, Guardia di Finanza. A loro si è aggiunto anche il personale sanitario, munito di mascherine per prevenire eventuali trasmissioni di contagio. Secondo una prima ricostruzione, sembra che i detenuti del carcere abbiano deciso di bruciare materassi e carta. Questo ha creato una densa nube di fumo che si è alzata sopra l’istituto penitenziario. Inoltre, si sono sentite molte grida riecheggiare dall’interno della struttura. Al momento, la zona è presidiata dalle forze dell’ordine.
Le rivolte nelle altre carceri italiane: la situazione
A Modena invece, durante una rivolta scoppiata nel carcere domenica pomeriggio, il bilancio è di sette decessi. Questo è quanto viene riferito da fonti della Questura di Modena. Voci che sono state in seguito confermate anche dal Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria. Tre persone sono morte dentro il carcere di Modena. Invece le altre quattro persone sono decedute negli istituti penitenziari in cui erano stati trasferiti. Anche in molte altre carceri italiane, si sono registrate numerose rivolte da parte dei detenuti.

Sembra che la causa scatenante sia una modifica introdotta dal governo per fronteggiare l’epidemia di coronavirus che ha costretto l’Italia a dichiararsi interamente zona rossa. Sono infatti state modificate le modalità per i colloqui dei detenuti, introducendo misure più restrittive allo scopo di abbassare il più possibile il rischio di contagio.
Quando sono iniziate le proteste nelle carceri italiane
Le proteste che hanno coinvolto diverse carceri italiane sul territorio, sono iniziate a partire da sabato sera. Secondo una prima ricostruzione, sembra che nella maggior parte dei casi le rivolte hanno avuto inizio sia per un vero e proprio timore da parte di questi del contagio da Covid-19, che per le misure restrittive che riguardano i colloqui a disposizione dei detenuti. Fino alla data del 22 marzo sono infatti stati sospesi tutti i colloqui con i familiari all’interno degli istituti penitenziari. In molti centri di detenzione però, questi sono stati sostituiti da telefonate e videochiamate attraverso Skype. Per quanto riguarda invece le proteste scoppiate nel carcere di San Vittore, da quanto si apprende, queste non abbiano nulla a che fare con la vicenda coronavirus.
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La rivolta è nata per protestare contro le condizioni in cui vivono i carcerati di San Vittore. I detenuti si sono dunque rivoltati per chiedere allo stato miglioramenti della loro qualità della vita all’interno dell’istituto.