Situazione difficile a Bergamo, il sindaco: entro fine mese il numero di persone che avranno bisogno degli ospedali crescerà esponenzialmente e non saremo in grado di soddisfare quel bisogno se non limitiamo drasticamente i contatti.
E’ diventata suo malgrado una piccola Wuhan italiana, focolaio di un’epidemia che ha preso vita in Lombradia per poi espandersi in tutta Italia. Come Wuhan, Bergamo è città laboriosa, dove la gente bada più al pragmatismo che ai sogni inutili. Anche Bergamo, come il capoluogo della provincia di Hubei, è un polo commerciale. Intorno alla città ci sono laghi, fiumi, parchi, industrie e capannoni. Ma è come se tutto adesso fosse sigillato. Un mondo in cui regnano paura e incertezza. E’ bastata una settimana per sconvolgere tutto. “La situazione è molto, molto grave — dice in un videomessaggio il sindaco, Giorgio Gori — . Entro fine mese il numero di persone che avranno bisogno degli ospedali crescerà esponenzialmente e non saremo in grado di soddisfare quel bisogno se non limitiamo drasticamente i contatti. Restate a casa. È l’unica soluzione possibile”. L’invito al coprifuoco l’idea di cosa succeda a Bergamo: una provincia ricca e solida in sette giorni si scopre fragile e vulnerabile.
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I numeri parlano chiaro e spaventano: nella bergamasca i contagi crescono a dismisura, più che altrove. Gli ospedali sono al collasso e i medici ora, vedendo che la gente non percepisce il reale grado di pericolo, scelgono la terapia d’urto: riferiscono cosa succede nei reparti. In tempo reale. Daniele Macchini, chirurgo all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo: “La situazione è drammatica. La guerra è esplosa e si combatte giorno e notte. Viaggiamo al ritmo di 15-20 ricoveri al giorno. Tutti per lo stesso motivo. I risultati dei tamponi arrivano uno dopo l’altro: positivo, positivo, positivo. Gli esami che escono dalla radiologia – testimonia il medico – danno sempre lo stesso responso: polmonite interstiziale bilaterale. Tutti pazienti da ricoverare. Qualcuno già da intubare e va in terapia intensiva. Per altri invece è tardi… “. Il problema è che 1245 contagiati su una popolazione di poco più di un milione di abitanti, provincia compresa, parlano di una media spaventosa: la città di Milano (3,5 milioni di abitanti) di casi ne ha 400.
Se si ricostruisce il viaggio lombardo del Covid-19 i medici bergamaschi hanno il sospetto che il virus abbia provocato contagi e decessi a Bergamo e in valle Seriana prima ancora che nel lodigiano. Semplicemente i tamponi sono stati fatti con qualche giorno di ritardo. La morte una settimana fa del geriatra 61enne Ivo Cilesi, che abitava a Cene, 7 km da Nembro (98 contagi compreso il sindaco), è stato l’inizio inesorabile dell’escalation. “Ci siamo mossi tardi– ammette Giorgio Gori —-. È il momento di fermarsi, ognuno faccia la sua parte”. Ryanair ha tagliato i voli nazionali da e per l’aeroporto di Orio al Serio fino all’8 aprile. Tra ieri e oggi oltre 2mila tifosi dell’Atalanta sarebbero dovuti partire per Valencia per assistere alla partita di ritorno degli ottavi di Champions League. E all’arrivo all’aeroporto spagnolo il capitano dell’Atalanta Alejandro Gomez è stato circondato senza la distanza di sicurezza di 1 metro, dai cronisti spagnoli che volevano intervistarlo. “Non potete fare un’intervista ora?”. All’insistenza di chi lo ha rincorso con le telecamere, Gomez ha replicato amaro: “Pagliacci!”.