Bergamo: piccolo gioiello trasformato nella Wuhan italiana

Situazione difficile a Bergamo, il sindaco: entro fine mese il numero di persone che avranno bisogno degli ospedali crescerà esponenzialmente e non saremo in grado di soddisfare quel bisogno se non limitiamo drasticamente i contatti.

E’ diventata suo malgrado una piccola Wuhan italiana, focolaio di un’epidemia che ha preso vita in Lombradia per poi espandersi in tutta Italia. Come Wuhan, Bergamo è città laboriosa, dove la gente bada più al pragmatismo che ai sogni inutili. Anche Bergamo, come il capoluogo della provincia di Hubei, è un polo commerciale. Intorno alla città ci sono laghi, fiumi, parchi, industrie e capannoni. Ma è come se tutto adesso fosse sigillato. Un mondo in cui regnano paura e incertezza. E’ bastata una settimana per sconvolgere tutto. “La situazione è molto, molto grave — dice in un videomessaggio il sindaco, Giorgio Gori — . Entro fine mese il numero di persone che avranno bisogno degli ospedali crescerà esponenzialmente e non saremo in grado di soddisfare quel bisogno se non limitiamo drasticamente i contatti. Restate a casa. È l’unica soluzione possibile”. L’invito al coprifuoco l’idea di cosa succeda a Bergamo: una provincia ricca e solida  in sette giorni si scopre fragile e vulnerabile.

Leggi anche -> Emergenza Coronavirus: la prefetta di Bergamo positiva al test

Se si ricostruisce il viaggio lombardo del Covid-19 i medici bergamaschi hanno il sospetto che il virus abbia provocato contagi e decessi a Bergamo e in valle Seriana prima ancora che nel lodigiano. Semplicemente i tamponi sono stati fatti con qualche giorno di ritardo. La morte una settimana fa del geriatra 61enne Ivo Cilesi, che abitava a Cene, 7 km da Nembro (98 contagi compreso il sindaco), è stato l’inizio inesorabile dell’escalation. “Ci siamo mossi tardi– ammette Giorgio Gori —-. È il momento di fermarsi, ognuno faccia la sua parte”.  Ryanair ha tagliato i voli nazionali da e per l’aeroporto di Orio al Serio fino all’8 aprile. Tra ieri e oggi oltre 2mila tifosi dell’Atalanta sarebbero dovuti partire per Valencia per assistere alla partita di ritorno degli ottavi di Champions League. E all’arrivo all’aeroporto spagnolo il capitano dell’Atalanta Alejandro Gomez è stato circondato senza la distanza di sicurezza di 1 metro, dai cronisti spagnoli che volevano intervistarlo. “Non potete fare un’intervista ora?”. All’insistenza di chi lo ha rincorso con le telecamere, Gomez ha replicato amaro: “Pagliacci!”.
Gestione cookie