Tre detenuti sono morti nel carcere di Modena, dove si è sviluppata ieri una rivolta dei carcerati, circa 530, in segno di protesta per le restrizioni ai colloqui dovute all’emergenza coronavirus. Due detenuti in rianimazione.
La fine che non ti aspetti. Una rivolta improvvisa per protestare contro la mancata possibilità di vedere i familiari, complice l’emergenza coronavirus. Da nord a sud ieri le carceri italiane sono andate in subbugluio. Ma è a Modena che tutto è degenerato. Tre detenuti sono morti e altri due si trovano in rianimazione: sono in corso indagini sull’accaduto, mentre si registrano ancora forti tensioni all’interno del penitenziario. Fonti dell’amministrazione penitenziaria non risulta alcun segno di lesione sui corpi. Due decessi, infatti, sarebbero riconducibili all’uso di stupefacenti, mentre il terzo detenuto è stato rinvenuto in stato cianotico.
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“Devastato anche il carcere di Modena dopo quello di Salerno e di Poggioreale, trasferiti 70/80 detenuti in altre carceri”, hanno dichiarato Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco Campobasso, segretario nazionale. “Si tratta solo di quei detenuti – spiega Durante- che erano riusciti a raggiungere il cortile, per tentare di evadere. Al momento, ci riferiscono i colleghi, gli altri detenuti si trovano all’interno del carcere, dove sono barricati e probabilmente in possesso di armi improprie. Si sta valutando come e quando intervenire per ripristinare la legalità, all’interno di un carcere che, da quanto ci viene riferito, è ormai completamente distrutto”. Si parla di armi improprie nelle mani dei detenuti e ora si indaga su come possano essere rimasti uccisi.
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“Sembra sia stato addirittura incendiato anche l’ufficio matricola, dove sono custoditi i fascicoli dei detenuti” spiega ancora Durate. Una protesta, quella di questi giorni, che testimonia la situazione di grave insicurezza delle carceri ma che è anche la conseguenza dei decreti sul coronavirus. “Da tempo stiamo dicendo che nelle carceri non c’è piu’ sicurezza – conclude il segretario del Sappe – un solo agente deve gestire 70-80 detenuti e non si riesce più a garantore l’ordine”.