Sono centinaia le persone che, sfruttando impianti aperti e alberghi in funzione, che non hanno rinunciato a una domenica sugli sci nonostante le raccomandazioni e non muoversi. Molti sono partiti anche dalle province a rischio.
Nell’Italia degli egoisti e dei furbetti che ignorano il decreto anti-coronavirus firmato dal presidente del consiglio Conte nella notte tra sabato e domenica, non è sfuggita la corsa agli impianti da sci. I social, nel corso del week end, erano stracolmi di immagini di gente felice che si godeva una bella sciata sugli impianti ancora aperti, in particolare In Trentino, in Alto Adige e in Val d’Aosta. Il tutto, mentre domenica, in Lombardia, impianti sul versante opposto delle stesse montagne, erano stati chiusi d’autorità proprio a seguito del nuovo decreto.
Ci sono stati anche dei casi limite, piuttosto clamorosi. Persone che, dalla Lombardia, nonostante uscissero da una zona di rischio, hanno pensato di andare a sciare sul versante Trentino per tornare in giornata. Il tutto domenica e in poche. Mentre in tutto il resto del paese si viveva con angoscia la situazione del contagio e si chiedeva con ostinazione alle persone di non muoversi da casa. Ci sono state anche alcune denunce a carico di persone che al rientro all’auto hanno trovato un controllo di militari e polizia.
Evidentemente l’appello al senso di responsabilità non è bastato e oggi è scattata la chiusura per tutti gli impianti da sci in Italia. Il primo a parlarne era stato il governatore del Veneto Luca Zaia che, dando un’occhiata ai social, si era reso conto che la situazione degli impianti sciistici in funzione nonostante l’emergenza fosse un gran paradosso. Anche se le piste non erano dislocate nelle cosiddette aree di rischio.
Nel pomeriggio il ministro degli affari regionali Francesco Boccia è intervenuto d’autorità, non senza un certo fastidio: “Abbiamo deciso di chiudere tutti gli impianti sciistici del Paese da domani mattina con un’ordinanza di Protezione civile. Oggi c’era il nodo di alcune stazioni sciistiche aperte nelle aree che avevano prescrizioni di minore intensità rispetto alla Lombardia e alle altre province. Contavamo sul buon senso e sulla responsabilità delle persone e degli operatori ed evidentemente sbagliavamo. Quindi, se le persone non ci arrivano, il governo ha il dovere di intervenire d’autorità” ha spiegato Boccia.
“È stata una decisione che abbiamo dovuto prendere atto nostro malgrado, dopo le segnalazioni di alcuni amministratori di Regione, che il buonsenso che spesso abbiamo chiesto non c’è stato. Lo abbiamo
stigmatizzato tutti, è stato un comportamento irresponsabile e inammissibile. Visto che in alcune aree il messaggio non è passato con l’autodisciplina, abbiamo deciso all’unanimità, Regioni e Governo, di chiudere tutte le stazioni sciistiche del Paese”.
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