Le indiscrezioni da Palazzo Chigi sono già praticamente confermate: sarà possibile entrare e uscire dalla Lombardia solo per gravi e giustificati motivi.
Non una zona rossa di pochi comuni e di qualche decina di migliaia di persone tra Milano e Bergamo ma per tutta la Lombardia, quattordici province e diversi altri comuni tra Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. La notizia è trapelata dalla riunione che si è tenuta nel pomeriggio di ieri a Palazzo Chigi ed è subito diventata di dominio subito anche se il decreto non era ancora stato firmato. Tutti i provvedimenti resteranno in vigore fino al 3 aprile.
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Di fronte alla possibilità di estendere la zona rossa solo ad alcuni comuni ma anche a dati drammatici, con una giornata nera in termini di incrementi del contagio e dei decessi, il governo Conte ha deciso di usare gli estremi rimedi. Si potrà uscire dalla Lombardia solo per gravi motivi di famiglia e lavoro (definite “gravi e indifferibili”. Escluse le motivazioni turistiche e di tempo libero. L’estensione del provvedimento riguarda anche altre undici province di Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Chiusi cinema, teatri, discoteche e sale giochi, musei, palestre e piscine. Ristoranti e bar aperti ma se non potranno garantire la distanza di sicurezza minima di un metro dovranno chiudere. Diversamente saranno pesantemente sanzionati.
C’è ancora molta confusione sulla questione legata agli eventi sportivi: la Lega Calcio e le altre federazioni avrebbero ricevuto una deroga per garantire gli eventi sportivi già programmati a porte chiuse. Ma resta una certa discrepanza sulle squadre che dovranno entrare e uscire dalla Lombardia: il Genoa domani gioca a San Siro alle 15, e al momento della firma è già a Milano. Ma questa situazione rientrerebbe nelle cosiddette ‘deroghe per motivi di lavoro’. La Associazione calciatori ha invece chiesto la sospensione del campionato fino al 3 aprile, giorno in cui il decreto dovrebbe essere aggiornato.
Stop al flusso turistico in tutta la Lombardia fino al 3 aprile – meteoweek.com
Oltre alla Lombardia il decreto riguarda le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini in Emilia Romagna, Pesaro e Urbino nelle Marche, Venezia, Treviso e Padova in Veneto, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Vercelli, Asti e Alessandria in Piemonte.
Altri comuni più piccoli fuori da queste province potrebbero essere inclusi anche in un secondo momento.
Il decreto stabilisce anche una “zona di sicurezza” di un metro che se non viene rispettata porta automaticamente alla sospensione delle attività economiche e commerciali. Le riunioni di lavoro dovranno essere rinviate e si dovrà privilegiare lo smart working. Nel decreto c’è un invito a limitare anche alla mobilità interna dei dipendenti per quanto riguarda le “zone di sicurezza” che, considerando il pendolarismo solo in Lombardia, è enorme e riguarderebbe milioni di persone.
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Rimane alta l’emergenza negli ospedali anche perché il sempre più alto numero di ricoveri rende drammatica la situazione dei posti letto. Sospesi i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico. Divieto di accesso ai pronto soccorso, alle strutture ospedaliere di hospice. Nella zona rossa, si raccomanda ai datori di lavoro pubblici e privati di anticipare dall’8 marzo al 3 aprile le ferie per i lavoratori dipendenti.
Sospese tutte le cerimonie civili e religiose, comprese quelle funebri. Niente matrimoni, niente funerali. Sospesi tutti gli eventi in luogo pubblico o privato (a cominciare dai festeggiamenti dell’8 marzo), compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico. Confermate anche le sanzioni per chi non rispetterà il decreto in Lombardia nelle undici province e in tutti i comuni già coinvolti: chi trasgredisce potrà essere punito con l’arresto fino a tre mesi e 206 euro di ammenda.
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