Chiude di fatto un pezzo d’Italia. La stretta sul nord per l’emergenza coronavirus secondo il Governo era indispensabile e non si poteva aspettare altro tempo.
Il Governo ha sperato di potere scongiurare un decreto tanto restrittivo. ma era diventato ormai indispensabile. I numeri sono preoccupanti ed è meglio ‘prevenire che curare’. E allora un pezzo d’Italia chiude le saracinesche: Da oggi e fino al 3 aprile buona parte del Nord è in quarantena. Le restrizioni riguardano la Lombardia e 14 province in Piemonte, Emilia Romagna, Marche. Diventano zona rossa da oggi i comuni di: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola. Occorre “evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori”, dice l’ultima bozza del decreto del presidente del Consiglio, Conte.
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Il decreto potrebbe anche cambiare vista la reazione negativa dei governatori delle regioni colpite dalle restrizioni. Ma ad oggi la sostanza è che non ci si potrà spostare “all’interno dei medesimi territori, salvo che per quelli motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza”. Non ci saranno i militari a presidio del territorio, perchè mancherebbe personale per un’area tanto estesa, ma non è escluso. La scelta tanto ‘forte’ è maturata al termine di una riunione fiume a Palazzo Chigi, con il drmmatico confronto tra gli esperti dell’Istituto di sanità e i sindaci dei comuni interessati. Il presidente Giuseppe Conte è stato però inamovibile e con lui tutto il governo. E tutto questoal termine di una giornata che era iniziata con la notizia della positività del segretario Nicola Zingaretti.
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Pare che ieri sera circolasse anche la bozza di un secondo decreto, contenente misure parzialmente restrittive per tutto il resto d’Italia. Tra quelle più eclatanti: “Sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri”. E un invito a muoversi il meno possibile, fatti salvi gli spostamenti indispensabili. E poi, “sono sospesi i congressi, le riunioni, i meeting e gli eventi sociali in cui è coinvolto personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità”. E poi “sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”.
Le misure potrebbero ancora cambiare, i governatori delle zone interessate non sembrano per nulla convinti. Dalle opposizioni nessuna barricata per ora. Matteo Salvini si rimette alla valutazione dei suoi governatori e non polemizza per ora nonostante a ‘perderci’ ci siano soprattutto suoi rappresentanti. Di “restrizioni indispensabili per la nostra sicurezza” ha parlato anche la capogruppo di Forza Italia, Mariastella Gelmini.
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