È uno dei forti contrasti dell’emergenza coronavirus che vede il nostro paese sotto assedio. Quello di moltissimi bimbi che non vanno a scuola e stanno nei centri commerciali con i nonni.
La decisione del governo di chiudere le scuole fino al 15 marzo, sempre che nuovi decreti non impongano un’ulteriore restrizione, ha completamente cambiato gli equilibri di molte famiglie. Nelle case dove entrambi i genitori lavorano ci si è dovuti organizzare. Come spesso accade in aiuto sono intervenuti molto spesso i nonni che hanno gestito la situazione di emergenza portando i ragazzini a casa da scuola al parco o, nelle grandi città, nei centri commerciali. Dove tra le aree giochi e i fast food i bimbi hanno trascorso queste prime giornate di emergenza coronavirus.
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Le scuole restano chiuse, i centri commerciali invece sono aperti, sette giorni su sette. Alcune restrizioni, limitate ad alcune zone a rischio, riguardano i negozi dei centri commerciali che chiudono solo nel corso del fine settimana. Di fatto c’è molta meno gente in giro, anche nei centri commerciali. Dove tuttavia i bambini hanno libero accesso. Un paradosso che molti contestano: che senso ha chiudere le scuole se poi i bambini fanno la ressa nelle aree gioco die centri commerciali?
Tutti gli istituti scolastici restano presidiati. Se anche non ci sono lezioni e la campanella non suona, le scuole vanno avanti con il loro lavoro. Quasi tutti gli insegnanti sono tenuti a presenziare durante le ore di lavoro non didattico, corsi di aggiornamento professionale o riunioni. Il personale non docente è stato in parte congedato: altri lavoratori che devono continuare la propria attività professionale anche se i loro figli stanno a casa in qualche modo. Un altro paradosso. In tutto si calcola che le famiglie interessate da questa decisione sono oltre cinque milioni, per la maggior parte (ma si tratta di una minima parte) donne. Quando le scuole riapriranno sarà necessaria una vera e propria corsa per concretizzare gli obiettivi didattici: voti, valutazioni e prove Invalsi.
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Sui centri commerciali aperti e in piena attività promozionale, con sconti rivolti soprattutto ai più piccoli, si registra l’opinione del Governatore del Veneto, Luca Zaia: “Ho visto alcuni video raccapriccianti di centri commerciali pieni di gente – dice Zaia – tra cui anche tanti bambini, che si accalcavano perché c’era un evento con qualche star. Io penso che i cittadini chiedano uniformità di norme, ma non mi avventuro nel proporre regole e sono contrario al coprifuoco. Ma trovo che sia scandaloso e vomitevole quello che stanno facendo a livello internazionale mostrandoci come la nuova Wuhan, mentre siamo stati i più rigorosi nelle diagnosi”.
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