Giunge poco fa la notizia del trasferimento dei primi due pazienti in terapia intensiva, ricoverati all’ospedale di Pavia, in Lombardia: nessuno dei due è affetto da coronavirus, ma per far fronte all’emergenza epidemica, è stato scelto di trasferirli a Torino.
La Regione Lombardia è ormai in ginocchio: la situazione nelle strutture ospedaliere è complessa e in crisi, dato il dilagare dell’epidemia da coronavirus sia all’interno delle cosiddette zone rosse che al di fuori.
Per far fronte alla mancanza di posti, allora, è stato scelto di trasferire dall’ospedale ospedale di Pavia due pazienti non affetti da coronavirus, che verranno dunque ospitati all’ospedale di Moncalieri, a Torino.
A riportare la notizia è la Protezione Civile. Questo sarebbe il primo intervento effettuato dalla Centrale remota per permettere le necessarie operazioni di soccorso sanitario, così da alleggerire le terapie intensive della Lombardia, arrivate ormai ai limiti della capienza. Primo intervento poiché, in effetti, non sarà l’ultimo: secondo quanto riportano le fonti, potrebbero essere in tutto circa una ventina i pazienti che la Lombardia chiederà di trasferire nelle regioni limitrofe.
Principalmente, gli ospedali a cui si chiede aiuto e assistenza in questo drammatico e complesso periodo sono localizzati in Liguria e Piemonte, data la vicinanza delle rispettive regioni. Oltre a questo, secondo quanto spiegato dalla Protezione Civile, si tenderà a privilegiare i degenti in terapia intensiva affetti da patologie diverse dal coronavirus. Questo, ovviamente, per evitare di mettere in pratica tutte le complesse procedure legate al trasferimento dei pazienti contagiati dal Covid-19, che richiedono sforzi e procedure più complesse, lunghe e delicate.
La situazione sanitaria all’interno del perimetro lombardo si sta avviando in una fase non più gestibile. A dirlo, nel corso della quotidiana conferenza stampa, è stato lo stesso capo della Protezione Civile Angelo Borrelli: “In Lombardia registriamo una situazione di sofferenza negli ospedali. Per questo ci aspettiamo di mobilitare pazienti in terapia intensiva verso strutture sanitarie delle altre regioni italiane meno congestionate”.
Come un timbro, a confermare pesantemente le parole di Borrelli, è arrivato poi il discorso di Giulio Gallera, assessore regionale al welfare. Gallera ha fatto luce sulle enormi criticità che la sanità lombarda sta fronteggiando in questo momento, descrivendo un quadro complesso e a rischio collasso.
Lo stesso governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in un documento inviato di recente all’attenzione del Governo, ha parlato di una “una situazione al limite”, caratterizzata da una “pressione oltre ogni misura”, che riduce “a livelli prossimi allo zero” altre attività sanitarie. Una situazione che sta dunque mettendo “in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di Covid, ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al sistema sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura”.
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