Vittorio Cecchi Gori | il magistrato concede gli arresti domiciliari

Solo tre giorni fa tantissime personalità di spicco del cinema italiano avevano scritto a Vittorio Cecchi Gori per esprimere la propria “solidarietà e vicinanza” dopo la notizia della condanna definitiva a otto anni per bancarotta fraudolenta e altri reati tributari. Adesso il magistrato di Sorveglianza esprime parere favorevole ai domiciliari.

Il magistrato di Sorveglianza Angela Salvio ha espresso parere favorevole all’istanza presentata dalla difesa del produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori di scontare (“provvisoriamente”, si legge nel dispositivo) a casa e non in carcere la pena resa esecutiva dalla condanna definitiva per bancarotta fraudolenta per il crac della Safin.

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Cecchi Gori ai domiciliari

L’ex produttore cinematografico e patron della Fiorentina andrà agli arresti domiciliari quando uscirà dall’ospedale, dove adesso si trova ricoverato. È stata infatti accolta l’istanza presentata dai suoi difensori. Per il via libera definitivo manca però ancora la decisione del tribunale collegiale di Sorveglianza, che fisserà un’udienza a breve. Vittorio Cecchi Gori, 77 anni, è da diverso tempo affetto da gravi patologie. Da giorni è ricoverato all’ospedale Gemelli di Roma piantonato dalla polizia. Ma dopo il parere del magistrato di Sorveglianza, una volta dimesso potrà ora fare ritorno a casa come chiesto dalla difesa.

La lettera di Pupi Avati

Negli scorsi giorni in tantissimi avevano espresso la propria solidarietà per l’ex produttore cinematografico. Ultimo in ordine di tempo era stato Pupi Avati, che aveva chiesto ai suoi colleghi di sottoscrivere una lettera di solidarietà nei confronti di Cecchi Gori. “È un uomo devastato”, aveva dichiarato il regista. “Se dovesse andare in carcere non resisterebbe più di una settimana. Non chiediamo certo di farlo Presidente della Repubblica, ma concedergli gli arresti domiciliari, considerata l’età e il fatto che non può nuocere a nessuno, ci sembra quanto mai ragionevole”.

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La solidarietà del cinema italiano

La lettera promossa da Pupi Avati è stata firmata da Giuseppe Tornatore, Paolo Taviani, Marco Bellocchio, Matteo Garrone, Giuliano Montaldo, Carlo Verdone, Paolo Virzì, Giovanni Veronesi, Stefania Sandrelli, Francesco R. Martinotti, Gigi Proietti, Christian De Sica, Antonio Avati, Diego Abatantuono, Maurizio Costanzo, Enrico Vanzina, Giampaolo Letta, Leonardo Pieraccioni, Alessandro Haber, Gabriele MuccinoGiorgio Diritti, Carlo Degli Esposti, Sergio Stivaletti, Massimo Boldi, Giovanni Soldati, Aurelio De Laurentiis, Piera Detassis, Andrea Guerra, Rocco Papaleo, Cinzia Th Torrini, Mimmo Calopresti, Daniele Ciprì, Massimo Wertmüller, Emanuele Salce, Claudio Sestieri, Claudio Bigagli, Stefano Reali, Renzo Rossellini, Umberto Marino, Massimo Ghini, Massimo Gaudioso, Luca Manfredi, Fabrizio Ferracane, Agostino Ferrente, Gigi Diberti, Carlo Carlei, Ida Di Benedetto, Marco Risi, Laurentina Guidotti, Gabriele Salvatores, Andrea Miccichè, Roberto Cicutto, Fausto Brizzi, Silvio Orlando, Felice Laudadio, Laura Delli Colli e il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici.

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