Una bambina nata prematura e morta dopo circa un mese nel Policlinico di Bari: la causa sarebbe un batterio, il “Serratia”, presente in un lotto di sapone utilizzato all’interno dell’ospedale.
Un misterioso batterio uccide una neonata, nata prematura ed ancora ricoverata in ospedale. Poco dopo la morte, una azienda fornitrice avverte l’amministrazione del nosocomio della pericolosità di nove lotti di sapone, distribuiti in tutta Italia. Compreso l’ospedale in questione. Una storia complicata, che purtroppo è costata la vita ad una bimba di un mese, ma che poteva andare anche peggio. Siamo a Bari, al Policlinico: una neonata prematura muore a causa di una infezione da Serratia, lo stesso batterio contenuto in un sapone utilizzato da medici e infermieri all’interno della struttura ospedaliera. La notizia è riportata dalla stampa locale in una serie di articoli in cui si precisa che l’ospedale barese è stato avvertito, dopo il decesso della piccola, da una ditta di Settimo di Pescantina (Verona): nove lotti di sapone, distribuiti in tutta Italia, erano stati bloccati per una possibile contaminazione da Serratia.
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A quel punto la direzione sanitaria del Policlinico sporge denuncia, e la Procura di Bari apre una inchiesta. Alla vicenda dei lotti di sapone contaminati si lega la vicenda della piccola vittima: nata prematuramente circa 30 giorni fa, la bimba è stata messa in incubatrice. Le prime cure sembrano funzionare fino a quando, agli inizi di febbraio, la situazione peggiora per un’infezione. Le terapie antibiotiche non funzionano e le analisi evidenziano la presenza nella piccola della Serratia, un germe solitamente ospedaliero che da tempo non si vedeva al Policlinico. La bimba non riesce a superare la situazione e muore. A quel punto vengono attuati una serie di controlli. Nel frattempo, circa a metà del mese di febbraio, una ditta di Settimo di Pescantina (Verona), invia una comunicazione ai propri clienti, compreso il Policlinico di Bari, chiedendo di bloccare immediatamente i lotti di sapone antisettico per la disinfezione e la pulizia delle mani, tra l’altro molto ultilizzato in seguito all’epidemia di coronavirus. “Siamo stati informati da un nostro fornitore di materia prima – scrivono nella nota – su una possibile contaminazione da Serratia”. Esattamente lo stesso batterio che avrebbe ucciso la piccola nata prematuramente. Sarà ora l’indagine della Procura a definire eventuali responsabilità.
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