L’episodio è avvenuto la scorsa settimana a Polizzi Generosa, in provincia di Palermo. “Avevo chiesto lo spostamento in un altro presidio, ma non c’è posto”, ha dichiarato il medico.
Sono passati quasi dieci giorni dalla violenta aggressione ai danni di una dottoressa in provincia di Palermo. Il luogo del misfatto è la guardia medica di Polizzi Generosa, comune incastonato nelle Madonie. Qui il medico, le cui iniziali sono E.C. e la cui giovane carriera è stata di fatto già macchiata, è tornata a parlare. E lo ha fatto per svelare la propria intenzione di svestire il camice e di cambiare vita, almeno sul piano lavorativo. È ancora troppa la paura per quanto le è accaduto nei giorni scorsi, così sono state date le dimissioni da parte sua.
“Dall’aggressione ho interrotto i miei turni, mi hanno sostituita i colleghi. Non rientrerò, ho troppa paura. Ieri ho chiesto all’Asp di essere assegnata ad un’altro presidio, ma non ci sono disponibilità, perciò mi sono dimessa“. Da queste dichiarazioni, riprese da ANSA, emerge un particolare molto importante che riguarda il medico. Quest’ultimo avrebbe chiesto il trasferimento pur di continuare a svolgere la professione. Purtroppo per lei non è stato possibile accordarle lo spostamento in un altro presidio. Così la decisione di lasciare la medicina è stata inevitabile.
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Il medico aggredito a Polizzi Generosa ha parlato anche delle condizioni di lavoro per chi opera nelle guardie mediche. Si tratta di uno strumento utile per gli ammalati, ma al tempo stesso gestito malissimo. Ecco allora che arriva il monito su una migliore gestione di questi spazi aperti al pubblico. “Le guardie mediche sono uno strumento prezioso al servizio di tutti, ma hanno urgentemente bisogno di essere riorganizzate dalle istituzioni. Basterebbe una guardia giurata per garantire la nostra sicurezza o l’accorpamento di più presidi perché ci siano diversi colleghi nello stesso luogo di lavoro“.
Dopodichè si passa al racconto della violenta aggressione, avvenuta lo scorso 26 febbraio. Il medico racconta ciò che è accaduto, nei più piccoli dettagli. “Mi era stata chiesta una visita domiciliare per la moglie, ma già dalle prime domande i sintomi non mi permettevano di lasciare scoperto il presidio. La signora aveva solo brividi e niente febbre, tutti i sintomi più o meno influenzali. Avvio il triage telefonico imposto dal ministero per una diagnosi che scongiurasse un eventuale contagio da coronavirus, ma la minaccia di passare grossi guai se non fossi andata a domicilio per visitare la moglie è arrivata subito“.
Dopodichè l’uomo si è recato con le peggiori intenzioni in guardia medica, atteso dal medico e dal padre. Anche quest’ultimo stato minacciato e spinto violentemente dall’aggressore. Per lui si è verificata la frattura di due costole.
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