Il bilancio quotidiano dell’emergenza coronavirus in Oriente, da dove il focolaio è iniziato. In Cina vittime e contagi sono in regresso ma in Corea la situazione è gravissima.
Emergenza Corea
Stavolta a fare notizia non è più la Cina, il cui numero di vittime e contagi continua a regredire, ma la Corea del Sud il cui numero di malati aumenta in modo esponenziale. È la città di Daegu la più colpita in assoluto: una grande area metropolitana di oltre due milioni e mezzo di abitanti che da quindici giorni si trova al centro dell’assedio del virus. Con una metodologia che anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito “adeguata e molto rigorosa” la Corea ha tentato di applicare tutti i protocolli possibili per ridurre il contagio ma il coronavirus continua ad estendersi a un ritmo impressionante.
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Daegu al collasso
I nuovi malati in Corea del Sud nella giornata di ieri sono stati 438 per un totale di 5766 ricoverati in isolamento. Le strutture sanitarie di Daegu sono al collasso: si fa ricorso all’isolamento domiciliare che però nei grandi condomini popolari della città dà meno garanzie. Dunque si stanno allestendo spazi – per lo più in aree militari – che possano accogliere nuovi malati.
La Corea si cura
La Corea tuttavia sta dando prova di grande capacità di cura. A fronte di un numero di contagiati altissimo le vittime sono state “solo” 35, tre nella giornata di ieri… “Un dato che ci fa ben sperare per quelli che sono i nostri protocolli sanitari – dice il primo ministro della salute pubblica sudcoreano Chung Sye Kung – ma la situazione resta purtroppo davvero allarmante”. Dopo aver cercato di mantenere il proprio stile di vita dedicato al lavoro e alle tradizioni, anche il governo sudcoreano si è arreso: scuole e università chiuse, eventi pubblici annullati, sospesi tutti gli eventi sportivi che nelle prime giornate di confronto con il coronavirus erano proseguiti regolarmente.
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L’origine del focolaio di Daegu
I medici e i biologi indagano soprattutto sull’origine del focolaio di Daegu che sarebbe divampato nella Chiesa di Gesù Shincheonji, una setta religiosa di impronta cattolica presente in modo massiccio anche a Wuhan.
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In Cina Henan resiste
In Cina la malattia continua a regredire: ieri 139 nuovi casi positivi (siamo a 10.409 secondo i dati del ministero della sanità cinese) con 31 decessi che hanno portato il numero delle vittime a quota tremila. Sempre preoccupante la situazione di Hong Kong e Singapore mentre la seconda città per numero di contagi, Henan (1239 contagi e 22 vittime) sembra riuscire a contenere almeno per il momento la malattia.
Il timore delle ricadute
Temutissimo in Cina il cosiddetto back-to-back, ovvero il contagio di ritorno. Da pazienti malati ma con un ceppo diverso del virus che potrebbero infettare persone apparentemente ormai immuni perché malate e guarite. I casi, ammette Pechino, ci sono stati e sono allo studio dei laboratori.