Le persone arrestate hanno messo in piedi un sistema di raggiri per incassare i crediti irreperibili. Tra questi anche la talpa che ha dato il via a questa procedura.
Alla fine, la talpa è stata beccata e potrebbe finire in carcere. Si conclude con gli arresti la vicenda che si è svolta presso il Tribunale Fallimentare di Milano. Al centro di tutto c’era un fitto sistema di raggiri, che consentiva di intascare quelli che vengono denominati “crediti irreperibili”. E così sono scattate le manette per sette persone, tre delle quali andranno in carcere mentre gli altri quattro andranno agli arresti domiciliari. Sono inoltre scattati anche otto obblighi di dimora, uno dei quali riguarda proprio la talpa.
Stiamo parlando di un ex cancelliere del Tribunale Fallimentare di Milano. Quest’uomo avrebbe consentito alle sette persone arrestate di riuscire a mettersi in mano i crediti irreperibili. Si tratta di denaro che non viene incassato dai creditori, come nel caso delle persone decedute. E così, dopo che questo sistema è stato portato alla luce, sono scattati gli arresti con accuse a vario titolo. Tra queste associazione per delinquere finalizzata ad una serie di reati fallimentari e alla truffa. E oltre alla talpa, sono arrivati provvedimenti anche per amministratori di società che operano in Italia e in Lussemburgo.
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L’inchiesta è stata coordinata dai pubblici ministeri del Tribunale di Milano, Donata Costa e Nicola Rossano. I fatti contestati si sono consumati in un lasso di tempo che va dal 2012 al 2018. Oltre alle sette ordinanze di custodia cautelare, sono scattati sequestri di beni e denaro per circa 600mila euro. Si tratta della cifra pari al profitto di una delle due operazioni illecite al centro dell’inchiesta. Le indagini andrebbero avanti da diversi anni grazie al lavoro svolto dalla Guardia di Finanza. La talpa, nel periodo successivo al pensionamento, individuava i crediti giacenti e coinvolgeva nella sua operazione gli imprenditori.
Grazie a una vera e propria associazione a delinquere, composta da curatori fallimentari, veniva simulata la cessione dei crediti a società riconducibili agli indagati. Questi sarebbero poi andati a reclamare e riscuotere i crediti appena ceduti. Da qui sono emerse le accuse per reati fallimentari, in particolare una serie di distrazioni di beni dai fallimenti, di truffa e anche di falso. Inoltre è emersa anche una precedente operazione illegale, che avrebbe fruttato oltre due milioni di euro.