ll Questore della Camera Edmondo Cirielli sulla rapina di Napoli. “Noi siamo sempre dalla parte delle forze dell’Ordine, il carabiniere ha solo fatto il suo dovere”. L’esponente Fdi prosegue: “Certa sinistra trasmette messaggio e cultura dell’impunità”
Totale solidarietà e sostegno al carabiniere che, nella serata di sabato 29 febbraio, ha sparato contro un 15enne armato di pistola e con il volto travisato con scaldacollo e casco. Lo dichiara il Questore della Camera Edmondo Cirielli (FdI) , accusando il ragazzo ucciso che aveva cercato di rapinare il carabiniere mentre era a bordo della sua automobile in via Orsini a Napoli.
“Quando muore un ragazzo – spiega – è sempre un dramma, ma a quell’età le responsabilità dei gesti compiuti da un adolescente ricadono, inevitabilmente, soprattutto sulla famiglia e sulle amicizie sbagliate. E ricadono anche sulla cultura dell’impunità, trasmessa da una certa sinistra, per i reati commessi da minori. Noi stiamo sempre dalla parte delle forze dell’ordine. Il militare dell’Arma, in questo caso, è vittima anche lui di quanto accaduto ed ha fatto bene il dovere per tutelare la sua incolumità e quella della fidanzata” conclude Cirielli.
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Il padre accusa: “Lo ha aggredito alle spalle”
Nelle ultime ore, in seguito alla rapina di Napoli che ha portato alla morte del giovane, si assiste ad una vera e propria divisione. Da una parte chi sostiene il carabiniere, dall’altra chi condanna il gesto troppo impulsivo dell’agente. Secondo le ricostruzioni, sarebbe iniziato tutto quando l’agente fuori servizio, mentre era in auto con la fidanzata e stava parcheggiando la macchina in via Santa Lucia, è stato aggredito pistola in pugno (che secondo le indagini ulteriori si è rivelata un’arma giocattolo, replica di una Beretta 92), da un rapinatore. Questi ha puntato l’arma contro il finestrino nell’intento di impossessarsi dell’orologio Rolex. Il militare (che è in servizio in provincia di Bologna) ha spiegato di essersi prima qualificato, avvertendo l’aggressore di essere un carabiniere e di aver sentito anche “scarrellare” la pistola. A quel punto ha estratto la sua arma di servizio, sparando tre colpi.
Da Fdi è arrivato un pieno sostegno all’azione del carabiniere. Ma la famiglia non ci sta. Il padre, ancora scosso, tuona. “Voglio giustizia per mio figlio. Lavorava come garzone in un fruttivendolo. Era un bravo ragazzo. E me lo hanno ammazzato. Qualunque cosa stesse facendo, non vale una vita umana” Vincenzo Russo, padre del ragazzo, è convinto che si debba ancora far luce sull’accaduto. “Sul luogo del fatto ci sono numerose telecamere. Dall’acquisizione dei video – dice la famiglia di Ugo – si saprà la verità”. E afferma. “Quando ho visto mio figlio in ospedale aveva un proiettile al petto e l’altro, mi hanno spiegato i medici, dietro alla testa. Si tratta di questioni da chiarire. Me lo hanno ammazzato e pretendiamo di sapere la verità”.