Dati inquietanti quelli che arrivano con lo studio effettuato da alcuni ricercatori tedeschi: l’inquinamento uccide, e impatta sulla qualità della vita allo stesso modo del fumo e di altre malattie.
Pandemia da coronavirus, ma anche “pandemia da inquinamento“. Questa è l’espressione usata, infatti, in un articolo che presenta lo studio effettuato da alcuni ricercatori dell’Istituto Max Planck e dell’Università di Mainz (Germania). L’articolo, pubblicato sulla rivista Cardiovascular Research, affronta la problematica dell’inquinamento portato alla luce dei numeri senz’altro preoccupanti.
Come quanto rivela l’articolo pubblicato su Cardiovascular Research, rivista online curata dall’Università di Oxford (Inghilterra), l’inquinamento è uno dei maggiori nemici dell’uomo. Infatti, sembra che possa accorciare la vita di ciascuno di noi in media di 3 anni. Inoltre (e purtroppo) provoca una media complessiva di 8.8 milioni di morti premature ogni anno e in tutto il mondo, tanto da avere un peso sull’aspettativa di vita ben maggiore rispetto al vizio del fumo o, addirittura, rispetto a malattie quali Aids e malaria.
Per la precisione, i dati inseriti nella ricerca mostrano come il fumo accorci l’aspettativa di vita dell’uomo in media di 2,2 anni, oltre a rendersi responsabile di una media di 7,2 milioni di morti premature l’anno. Se invece calcolassimo l’impatto sulla nostra vita da parte di una malattia come l’Aids, invece, sarebbe possibile notare come questa possa accorciare mediamente la vita di un uomo di circa 0,7 anni, per portare poi a una media di morti premature di 1 milione a livello globale. La malaria, dal canto suo, accorcia la vita umana di 0,6 anni, e si rende responsabile di circa 600.000 morti precoci l’anno in tutto il mondo.
Il panorama italiano, però, mostra qualcosa di preoccupante. Nello studio, infatti, viene evidenziato come nel nostro Paese l’inquinamento si rende responsabile di almeno 81.473
decessi prematuri l’anno (un dato, questo, che fa riferimento alle analisi condotte nel 2015). Inoltre, sempre a causa dello smog, la nostra aspettativa di vita perde in media 1,91 anni. Questo poiché, come ricordano gli esperti che si sono occupati di compilare la ricerca, l’inquinamento è causa anche di diverse malattie, da quelle cardiovascolari a quelle respiratorie, così come anche di tumori maligni, di polmonite e di diabete.
Non sorprendono, dunque, i numeri riportati dallo studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Max Planck e Università di Mainz. Questi, infatti, mostrano come la prima causa di morte per “avvelenamento” da smog sono proprio le malattie cardiovascolari, e tra queste dunque sia infarto che ictus. Proprio alle patologie cardiovascolari, allora, si associa il 43% dell’aspettativa di vita persa a causa del grave inquinamento di cui il mondo è vittima.
Lo studio ha rivelato che in Europa l’uomo perde una media di 2,2 anni di aspettativa di vita a causa dell’inquinamento; 1,7 di questi, però, sarebbero assolutamente prevenibili. Infatti, non è ancora troppo tardi per fermare la pandemia da smog. Se infatti riuscissimo ad eliminare le emissioni dei combustibili fossili, l’aspettativa di vita media nel mondo riuscirebbe a salire nuovamente, aumentando di quasi 2 anni.
Ma a sottolinearlo, del resto, è anche Greenpeace. In un ultimo rapporto, non a caso, l’organizzazione ambientalista spiega che: “Mentre l’inquinamento atmosferico tossico è una minaccia globale, le soluzioni sono sempre più disponibili e convenienti. E molte delle soluzioni all’inquinamento atmosferico sono anche le soluzioni ai cambiamenti climatici”.
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