L’emergenza da Coronavirus al nord Italia ha portato una serie di misure strettissime che obbligano alcuni paesi e coloro risultati positivi al test alla quarantena: peccato che a Pavia, però, un ragazzo contagiato ha pensato bene di evadere per andare a lavorare in un ristorante.
Il fatto è successo in quel di Pavia, dove un ragazzo di origine pachistana ha scelto volontariamente di evadere dalla quarantena a cui era stato sottoposto per andare a lavorare in un ristorante cinese, che effettua anche consegne a domicilio. Il pachistano era stato messo in isolamento dato il risultato positivo al test sul Covid-19.
Una volta scoperto l’accaduto, sono intervenuti immediatamente i carabinieri, che hanno quindi riaccompagnato il giovane presso la sua abitazione nella Lomellina, in provincia di Pavia. Il pericolo maggiore è che possa aver contagiato le persone con le quali è entrato in contatto; per questo motivo, chi si è imbattuto con il pachistano è stato già tempestivamente rintracciato, così da poter essere sottoposto agli eventuali controlli del caso.
Secondo quanto riportano le fonti, il ragazzo sarebbe risultato positivo al test del nuovo coronavirus effettuato non molti giorni fa. Tuttavia, essendo uno di quei pazienti del tutto asintomatici, i medici gli avevano prescritto due settimane di isolamento domiciliare per ottemperare alle misure precauzionali imposte a seguito dell’epidemia.
Nonostante l’obbligo di rimanere in casa in isolamento, però, il pachistano ha scelto di evadere dalla quarantena per andare a lavorare in un ristorante cinese presso il quale era dipendente. Non è però tardata ad arrivare la segnalazione alle autorità, tanto che l’intervento dei Militari dell’arma è stato tempestivo.
Il giovane, che non ha opposto alcun tipo di resistenza, è quindi stato invitato a tornare presso la sua abitazione, ed è stato riaccompagnato a casa dagli stessi carabinieri. Ad ogni modo, il suo comportamento incosciente avrà delle conseguenze: il giovane dovrà rispondere dell’inosservanza di un provvedimento dell’autorità giudiziaria, per un reato punito con l’arresto fino a tre mesi o una multa massima di 206 euro. Per l’attività commerciale, invece, è stata disposta la chiusura.
Un fatto del genere non giova affatto al clima di psicosi nel quale il nostro Paese è piombato a partire dall’exploit del primo focolaio italiano. Non a caso, secondo un ultimo sondaggio, un italiano su due si è dichiarato spaventato dalla possibilità di essere infettato dal coronavirus.
Secondo l’opinione pubblica, inoltre, tale senso di paura e ansia generalizzata sarebbe scaturito proprio da un continuo bombardamento di informazioni, istituzionali o meno, che continuano ad aggiornare ora per ora, minuto per minuto, il web e i social sull’andamento dell’epidemia. Tanto che il virus viene trattato come un pericolo, imminente e costante, pronto a bussare alla porta degli ultimi italiani rimasti incolumi da un momento all’altro.
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