Alla 70° edizione del festival di Berlino c’è stato spazio anche per le serie tv, come Stateless. Cate Blanchett è stata ospite per un’anteprima strepitosa e di seguito potete vedere come è andata e cosa ha rivelato del progetto in arrivo su Netflix.
Al Festival di Berlino sono stati presentati in anteprima i primi due episodi di Stateless, la nuova serie tv suddivisa in sei episodi di cui Cate Blanchett non è solo interprete ma anche produttrice e regista. Accanto a lei nel cast Dominic West, Jay Courtney e Yvonne Strahovski.
Il cast al completo ha sfilato sul red carpet dello Zoo Palast di Berlino per l’anteprima ufficiale di Stateless. Noi di MeteoWeek abbiamo resistito stoicamente al freddo nelle postazioni riservate alla stampa per un’ora e mezza, prima di poter catturare le immagini che vi mostriamo qui sotto. Purtroppo solo Dominic West si è fermato a raccontarci qualcosa del suo ruolo in questa serie tv, ma nel video comunque potete vedere Blanchett e gli altri attori mentre incontrano i fan e fanno le foto di rito prima di entrare in sala.
Creata da Cate Blanchett in collaborazione con Elise McCredie e Tony Ayres, Stateless si concentra sulla mancanza di radici e quella sensazione di non appartenere a nessun posto in particolare. Al centro il tema dell’immigrazione, dei rifugiati, molto attuale in questo periodo.
Yvonne Strahovski è un assistente di volo che non va d’accordo con la famiglia e sente l’esigenza di cambiare vita. Frequenta uno strano programma di danza/life coach con una sorta di guru che, insieme alla moglie interpretata da Cate Blanchett, guida la persone verso un apparente riscatto personale. Più lontano un rifugiato in viaggio dall’Afghanistan con la moglie e tre figli vuole raggiungere l’Australia, ma incontra numerose difficoltà. Ogni personaggio è vittima degli eventi e dovrà provare a costruirsi una nuova vita in un luogo diverso.
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In un periodo storico come quello attuale è importante che si facciano serie tv come Stateless, come ha affermato Dominic West nella nostra intervista. Perchè parlare del problema dei rifugiati e dell’immigrazione da ogni punto di vista mentre Donald Trump pensa ad erigere muri, permette all’intrattenimento di diventare strumento di discussione ma anche di azione.
Dalle prime puntate si intuisce una produzione di alto livello. Il ritmo della narrazione è dinamico e lo spettatore non impiega molto a farsi coinvolgere dalla storia. I personaggi ben scritti e diversi permettono l’empatia e si ha la curiosità di conoscere il loro destino. La regia è ambiziosa e creativa, alternando il dramma al thriller e la psicologia all’azione. Mentre per l’avventura dell’assistente di volo si punta sulla psiche del personaggio, per la famiglia di rifugiati e la vita all’interno del centro di detenzione di frontiera entrano in gioco vari fattori.
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