Si comincia a scoprire qualcosa di più sul virus il cui ceppo italiano è stato isolato ieri all’Ospedale Sacco e che rappresenta in questo momento l’emergenza virale globale.
Parla il virologo
Così come hanno detto alcuni virologi, il virus è stato identificato, e primo poi, come tutti colpevoli, parlerà. Intanto qualcosa comincia già a dire. Secondo Gloria Taliani, direttore malattie infettive del Policlinico Umberto I, Roma, dal coronavirus si guarisce in nove casi su dieci: “La guarigione è legata a due criteri, clinico e virologico. La guarigione clinica consiste nella scomparsa dei sintomi, in questo caso tosse, raffreddore, febbre, malessere generale, difficoltà del respiro e, nelle situazioni più gravi, polmonite. È a questo punto che scatta la convalescenza. Ma un paziente positiva al virus deve recuperare completamente. Come in tutte le malattie infettive anche in questo caso sono frequenti i casi asintomatici persone che non hanno i sintomi ma sono positivi al virus. In questo caso la certezza la dà solo il tampone e servono comunque controlli e cautele”.
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(Quasi certamente) Non ci saranno ricadute
“Riteniamo verosimile che una volta guariti si mantenga lo scudo contro lo stesso agente patogeno anche se l’argomento è ancora molto discusso. In genere chi prende l’influenza acquisisce un’immunità totale al virus che lo ha colpito, gli anticorpi che lo hanno difeso continuano a farlo anche dopo. É così per tutte le malattie per le quali esiste la possibilità di costruire un vaccino e anche il coronavirus sembra dare una risposta immunitaria non variabile”.
Cosa spaventa del COVID-19
“I dati sono ancora confusi e incompleti, occorre tempo per avere una lettura analitica di tutto quello che i laboratori stanno raccogliendo. Il COVID-19 fa meno paura di quanto si temeva quando è comparso, perché oltre novanta pazienti su cento guariscono in fretta e senza problemi gravi. Solo il 7-8% dei pazienti va in terapia intensiva e meno del 3% muoiono. I decessi spesso sono legati ad altre gravi patologie o a una forte crisi del sistema immunitario. C’è la conferma che la metà dei casi sono senza sintomi e della loro positività non avremmo saputo neppure se non li avessimo cercati. Questo spiega il motivo per cui è sfuggito il paziente zero. Tuttavia il COVID-19 va affrontato con estrema determinazione perché come abbiamo visto può mettere alle corde i sistemi sanitari”.
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L’isolamento è la prima cura
“Purtroppo come per qualsiasi malattia virale, chi pensa di avere subito un contagio deve auto-isolarsi. É la prima precauzione indispensabile: porsi nella propria abitazione in un regime di quarantena e farsi visitare da personale specializzato. Gli anziani sono sempre i soggetti più fragili in quanto spesso soffrono di altre patologie che si aggravano in presenza di un nuovo problema”.