Il futuro dei Cahiers du Cinéma, leggendaria rivista cinematografica francese che per anni è stata un vero e proprio hub culturale per il cinema europeo, sta attraversando un momento particolarmente difficile. La redazione si è infatti dimessa in massa per denunciare il conflitto di interessi del suo nuovo editore.
Il futuro della storica rivista cinematografica Cahiers du Cinéma è a rischio dopo che la redazione si è dimessa in blocco per denunciare il conflitto di interessi del nuovo editore. Il mese scorso, infatti, un gruppo formato da banchieri, imprenditori nel mondo della tecnologia e produttori cinematografici (tra cui Pascal Caucheteux) avevano acquistato la rivista.
Il destino di Cahiers du Cinéma
I quindici membri dello staff editoriale dei Cahiers du Cinéma hanno rassegnato le dimissioni diffondendo poi un comunicato ufficiale: “Tra i nuovi proprietari ci sono otto produttori e questo pone un problema di conflitto d’interessi per una rivista di critica cinematografica. A prescindere dal loro contenuto, gli articoli pubblicati sui film di questi produttori desterebbero automaticamente sospetti. L’indipendenza annunciata da questi nuovi proprietari è già stata contraddetta dalla brutale notizia che avremmo dovuto focalizzarci sul cinema francese. La nomina a direttore generale dell’associazione dei registi francesi di Julie Lethiphu accresce i timori di un’influenza da parte della comunità cinematografica”.
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La protesta dei giornalisti
La redazione (che approfitterà di una clausola che protegge la libertà dei giornalisti e i loro diritti acquisti quando una testata passa di mano) dichiara di essere stata informata che il magazine dovrà diventare più “chic” e attento ai gusti del grande pubblico, favorendo una lettura più “rilassata”. I nuovi proprietari hanno dichiarato a Le Monde di non avere alcuna intenzione di scendere a compromessi, alterando il loro lavoro: “Lo staff deve scrivere ciò che vuole sul cinema, è fuori discussione un nostro intervento in tal senso”. I Cahiers du Cinéma furono fondati nel 1951 da André Bazin, Jacques Doniol-Valcroze e Joseph-Marie Lo Duca, e negli anni hanno accolto articoli di autori come Jean-Luc Godard, Éric Rohmer, Claude Chabrol, François Truffaut, Jacques Rivette. Le posizioni politiche del giornale si sono gradualmente smussate negli anni, ma non si è ridotta l’influenza critica della rivista, né la sua capacità di produrre, dalle file dei suoi collaboratori, nuovi registi francesi. Dopo Rohmer, Truffaut, Goddard e Rivette, infatti sono passati dalla scrittura alla pratica anche André Téchiné, Leos Carax, Olivier Assayas e Patrice Leconte, tra i più affermati autori del cinema francese (e mondiale) contemporaneo.
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Una rivista storica
Aveva fatto molto discutere qualche mese fa la decisione della redazione dei Cahiers du Cinéma di scegliere Twin Peaks: Il Ritorno come miglior film del decennio. Pur trattandosi della terza stagione di una serie televisiva, infatti, il suo creatore David Lynch l’ha sempre definita (e continua a definirla) “un unico film lungo 18 ore”. La serie è stata infatti concepita, scritta e girata come un unico film e poi divisa in diciotto parti per una comodità di fruizione. Tra i dieci film del decennio selezionati dalla rivista, al momento guidata da Stéphane Delorme e Jean-Philippe Tessé, anche la presenza insospettabile di un lungometraggio italiano: Mia Madre di Nanni Moretti del 2015.