Giunta ormai alla quinta (e penultima) stagione, è chiaro che Better Call Saul non è più la serie dedicata a Jimmy McGill, ma a Saul Goodman. L’avvocato interpretato da Bob Odenkirk si è infatti definitivamente trasformato nel furbo e spregiudicato personaggio che avevamo conosciuto con Breaking Bad.
La passata stagione finiva esattamente così: con Jimmy McGill che cambiava definitivamente nome in Saul Goodman, segnando di fatto il definitivo punto di contatto tra lo spin-off Better Call Saul e la serie originale da cui era stato tratto, cioè quella di Breaking Bad. La quinta (e penultima) stagione della serie, di cui saranno rilasciati settimanalmente gli episodi su Netflix, comincia però in maniera stranamente fiacca.
Torna Better Call Saul
Se la serie ideata da Vince Gilligan ci aveva abituato nelle passate quattro stagioni ad una regia sempre inventiva e ad una scrittura brillante in grado di tenere alta l’attenzione dello spettatore, la nuova stagione di Better Call Saul sembra cominciare con il freno a mano tirato (ma sappiamo dalle anticipazioni che i prossimi episodi, anche grazie a dei ritorni storici direttamente da Breaking Bad, riserveranno grosse sorprese). Adesso il fulcro della narrazione non è più la deprimente quotidianità di Jimmy McGill, schiacciato dalla frustrazione di non poter essere mai davvero se stesso e dall’invidia che provava nei confronti del fratello, ma tutta la serie punta a raccontare altro, ovvero l’ascesa professionale (e criminale) di Saul Goodman.
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Jimmy è Saul Goodman
Questa quinta stagione di Better Call Saul comincia con un primo episodio in bianco e nero che ci mette davanti ad un personaggio in incognito, che cerca di convincere tutti a farsi chiamare con il suo nuovo nome. Lo vediamo dopo gli eventi di Breaking Bad, ma non assistiamo a nulla che non ci sia già stato anticipato dai flashforward disseminati nel corso delle passate stagioni. Per questo l’elemento più interessante rimane la presenza di Kim, il personaggio che è sempre stato il punto di riferimento etico e morale di Jimmy. Kim è ancora lì, a testimoniare il suo amore. Ma l’episodio è attraversato da un sentimento ineluttabile di delusione e di stanchezza, molto simile all’arrendevolezza a cui la stessa donna ha ceduto rispetto ai metodi poco ortodossi di Jimmy. Di nuovo il “male”, la tentazione di raggirare gli altri per il proprio tornaconto, viene descritta nella serie come una vera e propria dipendenza per il suo protagonista, capace di essere davvero se stesso solo nel momento in cui deve truffare il prossimo.
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Una serie che vive di brevi momenti
Il secondo episodio della quinta stagione allarga di nuovo lo sguardo dalle vicende personali del suo protagonista e ricomincia a raccontare della faida in atto tra Gus Fring e i Salamanca, catapultando lo spettatore nel mezzo della vicenda relativa a Nacho, chiamato a fare la spia e a mettere quindi in serio pericolo se stesso e la propria famiglia. Come la serie ci aveva già abituato in passato, anche questo episodio sembra vivere di quei momenti apparentemente superflui per la narrazione (bellissima la scena con Mike e sua nipote) e a trovare il senso ultimo dei propri personaggi nelle interazioni più trascurabili e nei gesti più impercettibili.