A raccogliere i chicchi di caffè per l’azienda Nespresso nelle piantagioni in Guatemala ci sono dei bambini. È quanto rivelato dalla tv investigativa britannica Channel 4, che trasmetterà un documentario che, sostengono gli autori, racconterà le origini “non sostenibili” di colossi come Nespresso e dell’americana Starbucks. George Clooney, storico testimonial di Nespresso, ha subito commentato la notizia prendendo le distanze.
Un servizio dell’emittente britannica Channel 4 è destinato a creare una grana non di poco conto all’azienda Nespresso. Stando all’inchiesta realizzata dai giornalisti televisivi, infatti, a raccogliere i chicchi di caffè per la compagnia nelle piantagioni in Guatemala sono impiegati anche dei bambini. George Clooney, storico testimonial Nespresso, ha subito commentato la notizia, dichiarando di essere rimasto “sorpreso e intristito” nel leggere dell’inchiesta fatta dal giornalista Anthony Barnett di Dispatches.
George Clooney e Nespresso
George Clooney è rimasto così colpito dalle immagini mostrate, da correre ai ripari e rimarcare immediatamente, attraverso una nota rilasciata da Deadline, la propria estraneità ai fatti emersi: “Sinceramente sono stato sorpreso e rattristato nel vedere questa storia”, ha dichiarato l’attore e storico testimonial del marchio. “Essendo cresciuto lavorando in una fabbrica di tabacco da quando avevo 12 anni, sono consapevole delle complesse questioni relative all’agricoltura e al lavoro minorile. Ecco perché sette anni fa sono entrato a far parte del comitato consultivo per la sostenibilità di Nespresso insieme alla Rainforest Alliance, al Fair Trade International e alla Fair Labour Association, tra gli altri, con l’obiettivo di migliorare la vita degli agricoltori”. Clooney ha poi aggiunto: “Chiaramente questo consiglio e questa società hanno ancora molto lavoro da fare. E questo lavoro sarà fatto. Spero che questo giornalista continuerà a indagare su queste condizioni e riferire accuratamente se non miglioreranno”.
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Lo scandalo
Il Guatemala è il decimo Paese per produzione di caffè nel mondo. Non è la prima volta che colossi come Nespresso e Starbucks vengono accusati di sfruttamento in quelle aree del mondo. Un’indagine della Reuters di dicembre scorso, infatti, aveva rivelato un’ampia rete di lavoro forzato in Brasile. Reati che per la gran parte avvenivano impuniti nell’industria del caffè, che nel Paese dell’America Latina vale miliardi di dollari ancora oggi, rappresentando uno dei maggiori introiti economici. Dati ottenuti attraverso approfondite ricerche, analisi di registri tenuti segreti e decine di interviste, hanno rivelato che il caffè prodotto dal lavoro forzato recava la dicitura “slave-free”. No alla schiavitù. Prima di essere venduto a marchi importanti come appunto Starbucks e Nespresso.
La difesa dell’azienda
Non si è fatta però attendere la risposta di Guillaume Le Cunff, Ceo di Nespresso, che ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in merito al rapporto di Barnett. Le Cunff ha affermato di adottare una linea di “tolleranza zero nei confronti del lavoro minorile”, sottolineando come la situazione denunciata sia per lui “inaccettabile”. Le Cunff ha poi continuato: “Abbiamo avviato un’indagine approfondita per scoprire quali aziende sono state filmate e se riforniscono Nespresso. Non riprenderemo gli acquisti di caffè dalle aziende agricole in quest’area fino alla chiusura dell’indagine. Tutti i problemi che scopriremo verranno trattati diligentemente e verranno prese misure cautelative”. Uno scandalo che sicuramente avrà delle conseguenze importanti sulla credibilità del marchio.