Non esistono zone franche di fronte al rischio di un contagio da coronavirus, le carceri sono considerati tra gli ambienti più a rischio.
Il sindacato degli agenti di custodia e di polizia penitenziaria ha chiesto al ministero di grazia e giustizia nuove procedure per quanto riguarda la vita all’interno delle carceri. In Cina sono stati molti i casi di detenuti che si sono malati perché contagiati dall’esterno durante una visita o un colloquio e che poi avevano esteso il virus all’interno delle mura della prigione.
Ufficialmente la Cina aveva parlato di almeno 500 persone contagiate in cella, facile immaginare che siano molti di più. Una situazione che l’Italia con il sovraffollamento di quasi tutte le carceri non può assolutamente permettersi. Di qui la richiesta di controlli più rigidi dei visitatori all’ingresso e anche all’interno delle celle.
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Aldo Di Giacomo, portavoce del sindacato di polizia penitenziaria SPP, era stato molto determinato nel lanciare il suo allarme. “La situazione è grave e richiede decisioni immediate per evitare conseguenze delle quali riterremmo poi le amministrazioni direttamente responsabili. I detenuti, in questo clima di grande preoccupazione, stanno rinunciando al proprio diritto di avere dei colloqui e chiedono ai nostri agenti di indossare la mascherina. Ma non abbiamo né mascherine né termometri laser nelle nostre carceri. É una situazione grave, notevolmente sottovalutata. In questi giorni almeno un detenuto su due ha a che fare con qualche patologia e ogni malattia lo rende un rischio per sé e per gli altri. Senza contare che in questo momento abbiamo una popolazione di detenuti ultrasettantenni di almeno 2.600 perone”.
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Il ministro Alfonso Bonafede ha fatto propria la richiesta e ha annunciato alcune disposizioni e procedure che saranno immediatamente messe in pratica, soprattutto per i carceri che si trovano a poca distanza dalle zone rosse. Bonafede garantisce che il ministero ha chiara la difficile situazione delle carceri italiane: “Abbiamo cambiato parecchie procedure che sono state comunicate via circolare con gli istituti di pena, in particolare con gli istituti per minorenni e quelli di esecuzione penale esterna”.
Altri provvedimenti riguardano gli uffici giudiziari. “Quelli che si trovano nella cosiddetta zona rossa potranno ridurre l’orario di apertura al fino al 15 marzo. Tuttavia saranno sempre assicurati atti e attività urgenti, come la convalida degli arresti”.
Intanto, nel Milanese, una donna arrestata per furto e che aveva sintomi influenzali è stata rimessa in libertà dal pm per poter essere controllata e curata dalla autorità sanitarie.
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