La vita è la base narrativa del nuovo film di Sally Potter, The Roads Not Taken, presentato in anteprima alla Berlinale 2020 con Javier Bardem, Salma Hayek ed Elle Fanning protagonisti.
Bardem è un malato di demenza e sua figlia giornalista Molly passa un giorno intero con lui a New York. Due mostri di bravura però non possono mascherare una sceneggiatura debole e magra che rende poco interessante la storia.
The Roads Not Taken si riscatta, in parte, attraverso la compassione e la sensibilità con cui affronta la malattia devastante nella mente di Leo (Bardem). Alti valori di produzione, tra cui la fotografia accattivante di Robbie Ryan, e la partecipazione di supporto di Salma Hayek e Laura Linney aiutano The Road Not Taken a trovare un pubblico. Però la formula si riduce a un melodramma commerciale, anni luce dall’ultimo The Party in cui la regista aveva brillato con creatività e ironia.
The Roads Not Taken | Uno Still Alice al maschile
Ispirato al poema di Robert Frost, il film segue l’esempio di Still Alice nel tentativo di affrontare un disturbo mentale degenerativo (in questo caso demenza frontotemporale) dall’interno. Ma il film non si limita ad adottare il punto di vista di Leo, che all’inizio del film viene visto fissare lo spazio nel suo disadorno appartamento di Brooklyn mentre la sua badante Xenia (Branka Katic) suona il campanello e sua figlia Molly tenta disperatamente di raggiungerlo per telefono. Va oltre, entrando nella mente di un uomo che gli estranei considerano “non del tutto presente”.
Nel corso della giornata in cui si svolge il film, guardiamo come una Molly amorevole ma angosciata, litiga con il padre dal dentista e dall’oculista, affrontando contemporaneamente una crisi di lavoro al telefono. Quello che dovrebbe essere un semplice compito diventa un calvario punteggiato da piccoli incidenti che accadono al Leo inarticolato e confuso: si bagna, sbatte la testa, ruba il cane di uno sconosciuto al supermercato.
The Roads not Taken | Libera immaginazione
Ciò che Molly non vede, ma noi sì, è dove va Leo con la testa quando si assenta dal presente. Una volta su un’isola greca e un’altra in una parte non specificata del Messico rurale. Presto ci rendiamo conto che queste sequenze non sono flashback, ma piccole storie immaginarie su una sorta di proiettore cerebrale.
L’immaginazione di Leo sembra tendere a cliché: le stanze messicane costruite in ocra rossa e gialla di girasole, una taverna greca bianca e blu sulla spiaggia appena pronta per essere instagrammata – e questi risultati alternativi che ci porta alla deriva sono molto meno avvincenti alla fine, della storia di padre e figlia che si svolgono nel mondo reale
Con le loro esibizioni delicate e sfumate, Fanning e Bardem sollevano entrambi una sceneggiatura che, nella mano di attori meno abili, avrebbe rischiato di presentarsi come un grottesco sentimentale. La delicata macchina fotografica portatile di Ryan si insinua spesso sui loro volti, sfocando lo sfondo come per trasmettere la solitudine del calvario di ogni personaggio, prima di ritrarsi per inquadrare i due condividendo, ad esempio, un raro momento di risate reciproche.
Una colonna sonora di archi, tastiera e percussioni composta dalla stessa Potter a volte colpisce una nota inaspettatamente sbarazzina, in un film che, nonostante tutto il suo soggetto oscuro, è soffocato dalla luce solare.