La Procura di Genova ha chiuso le indagini sull’intricato caso che vede coinvolto Flavio Briatore. Cosa fece per riavere il suo Yacht Force Blue.
Fece, e avrebbe fatto, qualsiasi cosa pur di riavere il suo mega yacht Force Blue. Ora la Procura di Genova dice fine alle indagini. Protagonisti della vicenda, oltre a Fabio Briatore, anche altre quattro persone, accusate a vario titolo di corruzione e tentato depistaggio. Secondo l’accusa, sostenuta dai pm Walter Cotugno e Patrizia Petruzziello, l’ex direttore provinciale dell’Agenzia delle entrate Walter Pardini avrebbe dovuto chiudere la transazione fiscale del manager aggiungendo nel documento un riferimento all’incertezza normativa da potere usare nel processo di secondo grado a carico di Briatore per farlo assolvere e fargli quindi riavere lo yacht Force Blue.
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In cambio del ‘favore’, il manager avrebbe mandato clienti vip nel resort di Pardini in Kenya. L’ex direttore era finito ai domiciliari insieme con il commercialista di Briatore, Andrea Parolini. Due funzionarie del Fisco, Elena Costa e Claudia Sergi, erano state interdette per un mese dalle loro funzioni. L’accordo corruttivo, avevano scoperto i finanzieri, sarebbe emerso già nelle modalità con cui Briatore chiuse la pratica con il fisco. “A fronte di una sottoscrizione di una conciliazione di circa 3 milioni – aveva scritto il giudice per le indagini preliminari nella sua ordinanza – Briatore avrebbe riottenuto, con una assoluzione in appello, il Force Blue che vale 20 milioni. In pratica il manager versava spontaneamente somme che difficilmente sarebbero entrate al Fisco visto che in Italia risulta nullatenente e ha i suoi beni in vari trust esteri”.
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A ottobre si era svolto il processo d’appello bis e i giudici avevano confermato la confisca del Force Blue, mentre avevano prosciolto Briatore e altre tre persone per “intervenuta prescrizione”. Il processo in secondo grado era stato celebrato dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la precedente condanna a un anno e sei mesi.